In occasione della morte del Sommo Dante Alighieri, nel nostro consueto appuntamento con Passi di danza scopriamo il rapporto, non scontato, tra danza e Divina Commedia.

Innanzitutto è bene ricordare, anche se sicuramente non ha bisogno di molte presentazioni, Dante Alighieri. Infatti il poeta fiorentino nasce appunto, a Firenze, nel maggio del 1265, e muore, come ricordiamo oggi, il 14 settembre 1321 a Ravenna. Considerato il Poeta per eccellenza, la sua opera più famosa è sicuramente la Divina Commedia che, come lui, non ha bisogno di presentazioni. L’anno in corso, ma non solo, è ricco di eventi per ricordare il poeta e la sua Commedia, non solo per quanto riguarda teatro e letteratura, ma anche danza. Infatti la Royal Opera House ha annunciato che la stagione ballettistica 2021/22 includerà una nuova produzione: The Dante Project del coreografo britannico Wayne McGregor, da quest’anno anche direttore artistico della Biennale Danza di Venezia.

Danza e Divina Commedia: come e dove trovarla

Come ben sappiamo, la Divina Commedia è divisa in Inferno, Purgatorio e Paradiso. In generale, ci sono diverse immagini danzanti. Per quanto riguarda il primo per esempio, il contesto è quello della pena. Infatti, si parla di legge del contrappasso, per cui i peccatori scontano la loro pena in base a cosa hanno compiuto in vita. I riferimenti alla danza sono molteplici, e si riferiscono sia alla pena, che all’articolazione del dolore. Nel Canto VII, dove viene presentato il girone degli avari e prodighi, il testo recita:

Come fa l’onda là sovra Cariddi, 

che si frange con quella in cui s’intoppa, 

così convien che qui la gente riddi.

Qui il riferimento è al verbo “riddi”: la ridda è un antico ballo, che si danza in cerchio. In questo caso la pena riguarda lo spingere incessantemente dei massi, divisi in due schiere, in due sensi opposti. Altro riferimento lo si trova nel Canto XIV, dove i violenti fanno la “tresca”, un ballo saltato. In questo caso si fa riferimento al movimento delle mani che scacciano le lingue di fuoco.

Danza nel Purgatorio

Il Purgatorio è l’anticamera del Paradiso. È riservata a quelle anime che possono ottenere la redenzione attraverso l’espiazione dei peccati. Nella forma è speculare all’Inferno, come profonda cavità infernale, alla quale corrisponde il monte a forma di cono. In questo ambiente, già nella cornice dei superbi, viene presentato l’umile salmista, ovvero il re David, che sta “trescando”: il movimento si riferisce a un ballo contadinesco, già nominato nell’Inferno ma con una funzione completamente diversa. Infatti, nell’Inferno la tresca enfatizza a livello espressivo il gesto dei dannati contro la pioggia infuocata, nel Purgatorio di parla di grande umiltà da parte di un re nel muoversi in maniera popolare.

Danza nel Paradiso

Nell’ultimo ambiente della Commedia, il più alto e puro, la danza diventa l’immagine poetica dell’elevazione spirituale. È l’amore divino e della gioia mistica. La prima terzina del Canto VII infatti inizia con Giustiniano, che nel cielo di Mercurio intona un solenne inno di lode a Dio, l’Osanna. La musicalità di questa lode introduce la leggerezza e il ritmo della danza degli altri spiriti. Inoltre, viene presentata la famosissima figura di Beatrice, che chiede alle anime di danzare secondo il concetto armonico di perfezione e umiltà. I movimenti permettono a Dante di riscattare la perfezione geometrica e dell’armonia dell’Universo.

Marianna Soru

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