Una poetessa rock, una sciamana della trasgressione. L’importante è intendersi, sembra suggerire il suo atteggiamento sbrigativo, senza lusinghe. I set cinematografici l’hanno vista bambina e consacrata icona trash da fanciulla. Mai troppo adulta. Asia Argento non è semplice da capire. Ma quel carattere da ammiraglio, quel piglio scontroso, lascia immaginare che anche i ‘posti angusti possano essere ubertosi per crescere una vite’.
In un ruolo interpretato per un film di Salemme, non dei più importanti della sua carriera, ma in una esibizione che la rendeva indubbiamente verace, era “la lugubre ex moglie, con tanto di sorelle pseudo-chiagnare“. Metteva le ‘sbracature romanesche’, con le scivolate ‘borgatare’ d’effetto. Immortalata in una scena trash da fuochista addetta alla carne, quando tutta cosparsa di olio batte la bistecca e la rigira alla griglia. E pensare che l’attrice figlia di Dario Argento, ha dichiarato di essersi ispirata alla Magnani di “Mamma Roma“. Con tutte le cautele che il paragone chiedeva, ma, pur sempre, appariva come una vampata di calore alla testa, nel pieno stile sorprendente di Asia.
Asia Argento, belva addomesticabile
Nelle ultime puntate di ‘Belve‘, di Francesca Fagnani, intervistata in un cruento dibattito, Asia ha dichiarato, con la sua naturalezza, mai intimorita dalla telecamera, di aver provato di tutto, anche bevande medicinali sacre che provengono dall’Amazzonia, di santoni o stregoni. Che hanno un effetto diverso, a seconda del tipo di persona. “Io ho capito molte cose su di me, la mia famiglia, i miei avi, ho ricevuto molte visite da persone che non ci sono più, le vedevo come vedo ora lei”. Non ci si annoia ascoltando Asia. Anche le chiacchiere più sommesse, non avranno nulla di scontato.
Ha recitato, per poi passare dietro la cinepresa, per poi scrivere autobiografie. Compagna di Morgan, dal quale ha avuto Anna Lou, sposata con Michele Civetta padre di Nicola, e lasciato per Max Gazzè. Aria, è lo strano ed etereo nome con cui venne registrata alla nascita, in quanto la normativa allora vigente, impediva l’uso di alcuni tipi di nomi, tra cui quelli geografici. A cambiargli la vita, a prepararla al mondo del cinema, arrivò “Profondo rosso” trasmesso dal proiettore di casa: “Lo vidi a cinque o sei anni e mi scioccò profondamente”. E sempre all’età di cinque anni la madre la portò a vedere “Freaks di Tod Browing” in un cinema d’essai di Roma. Quella visione, non la scorderà più. E, insieme ai film dell’orrore che giravano in famiglia “Suspiria” e “Inferno“, capì che il mondo delle fiabe dei bambini, aveva gli stessi artifici drammatici delle pellicole horror. Stessi colori, stessi archetipi (la strega, la bambina perduta nel bosco). Tanto da dedurne, nonostante la giovane età, che “La paura è un’emozione primaria e universale che sviluppa la consapevolezza“ . Che il cinema fantastico ha molto a che vedere con la psicanalisi. Con il mondo interiore.
Asia, una favola chiamata horror
Figlia d’arte ma non nascosta dietro questa comodità, spiega di non aver scelto di far cinema. Piuttosto “è stata una sottomissione”. Iniziò a recitare all’età di 9 anni, capendo che quel mestiere era fatto di alti e bassi. Dove la maggior parte dei bambini attori non supera lo scoglio dell’adolescenza. La filmografia di Asia è attraversata da consueti personaggi, streghe, femministe, e uno slogan, tipico del movimento femminista degli anni ’70, pare averle rubato più volte l’attenzione: “Tremate, tremate! Le streghe son tornate”. “Nel Medioevo mi avrebbero bruciata viva“, ha ironizzato in un’intervista. Il re del brivido per padre, e come in tutte le favole che si rispettino, c’è una fanciulla un po’ strega, vampira ogni tanto, e fata quando vuole lei.
Federica De Candia. Seguici sempre su MMI e Metropolitan Cinema!