Massimo Giletti torna su La7, con il suo programma “Non è l’Arena“. Si prospetta una nuova sfida, in quanto da quest’anno andrà in onda non più la domenica, ma il mercoledì, a partire da questa sera 29 settembre alle 21,15.

Massimo Giletti torna su La 7, alla conduzione del suo programma “Non è l’arena”

Massimo Giletti torna su La7, con il suo programma “Non è l’arena”. Il debutto è fissato per questa sera, 29 settembre alle 21.15.

Il saluto dell’ultima puntata della scorsa edizione, era stato letto da alcuni come la volontà di allontanarsi dalla tv. Il giornalista alla fine del programma prodotto da Fremantle, aveva chiesto “due mesi di silenzio per decidere cosa fare”.

Era un momento difficile, ho perso mio padre durante quell’anno, ed essere sotto scorta non è una cosa semplice. Per questo ho chiesto tempo prima di decidere. Ho vissuto quattro anni importanti e anche molto duri, che hanno cambiato il programma e anche la sua vita, ha detto Giletti nel corso della conferenza stampa.

La riflessione ha portato a un nuovo contratto di due anni con La7 e al cambio di giorno per la messa in onda. Passa dalla domenica al mercoledì (si scontrerà con “Chi l’ha visto?”).

Giletti dice: Quando si fa uno spostamento il rischio c’è, ma sono uno che rischia nella vita, come quando ho lasciato la Rai senza aver un altro contratto pronto. È una questione di dignità. E’ una nuova sfida e averne voglia alla mia età è un indice di quanto abbia voglia di mettermi in gioco.

Inoltre precisa che: Non è per paura di Fazio (con “Che tempo che fa” su Rai3), lo rispetto, è un grande professionista, ma se fosse così avrei evitato la domenica dall’inizio. Eravamo una scialuppa contro una portaerei e la sfida era proprio quella, portare una tv eretica contro la liturgia… un po’ alla Fra Dolcino.

Ecco come Giletti risponde alle critiche

Il giornalista non rinuncia, poi, a rispondere alle critiche di chi lo definisce un populista: “Non riesco a capire perché vengo etichettato come populista, è ingiusto. Se proprio dovete etichettarmi dite che sono un eretico, uno che va alla ricerca della verità, che è poi l’etimo della parola”.

“È populismo inoltrarsi nel territorio dei Casamonica a Roma oppure dentro Corleone? È populismo far nascere il caso delle scarcerazioni e arrivare a impedirle, ottenendo anche dimissioni e rimozioni illustri? Se questo è populismo, allora io lo sono. La verità è che abbiamo indagato su dei fatti mai indagati da altri. Queste sono battaglie vere e vere inchieste, che non sarebbe possibile realizzare per esempio alla Rai e che dimostrano come il re sia nudo”.

“Il Dna di “Non è l’arena” è sempre più quello della tv d’inchiesta, tirare fuori situazioni molto scomode che si cercano di nascondere. Pur sapendo che mi arriveranno altre querele, ne abbiamo già per 8 – 9 milioni di risarcimento. Sono azioni legali pretestuose e inutili, ma psicologicamente pesantissime. Penso soprattutto ai colleghi più giovani, l’Ordine di Giornalisti dovrebbe fare qualcosa”