La giustizia, a volte, se invocata risponde: Wayne Couzens, il poliziotto che stuprò e uccise Sarah Everard sei mesi fa, è stato condannato all’ergastolo.

È la prima volta nella storia del Regno Unito che a un poliziotto viene inflitta una pena così pesante. Il 48enne aveva agito con premeditazione, attirando Everard con l’inganno: finse infatti di arrestarla, mostrandole il distintivo, per aver violato le regole anti-covid. La 33enne stava passando attraverso il parco Clapham Common per tornare a casa da casa di un’amica, cosa che in quel periodo non era permessa.

Tante erano state le manifestazioni in solidarietà della ragazza, soprattutto perché il reato era stato compiuto da un tutore della legge, che dovrebbe garantire la protezione della comunità ma soprattutto delle donne, in quanto da queste Londra è considerata una città per nulla sicura. L’ultimo femminicidio risale alla scorsa settimana: a perdere la vita è stata la 28enne Sabina Nessa.

Sentenza storica e di forte impatto sociale. Siamo ormai abituate ad avere un atteggiamento sfiduciato nei confronti della giustizia e di chi dovrebbe tutelarci. Troppi i femminicidi che si sarebbero potuti evitare se solo chi di dovere avesse agito quando i primi segni di violenza venivano denunciati. La sentenza di Wayne Couzens ci restituisce un po’ di speranza, e soprattutto rende più lieve la terra in cui riposano Sarah e tutte le altre vittime di femminicidio.

Chiara Cozzi

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