È esplosa la polemica in Germania per la decisione delle autorità di Colonia di autorizzare tutte e 35 le moschee cittadine, compresa quella più grande del Paese, a diffondere ogni venerdì tramite altoparlanti, come nelle nazioni islamiche, il “canto del muezzin“. Per effetto di un accordo stipulato lunedì dal Comune e dalla comunità musulmana locale, gli altoparlanti dei luoghi di culto islamici del posto potranno diffondere l’azan, ossia la chiamata dei fedeli alle preghiere obbligatorie, da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, avvertendo però anticipatamente condomini e attività commerciali presenti nelle vicinanze. Un’altra limitazione contenuta in quell’accordo riguarda il “volume non eccessivo” che andrà mantenuto dai canti diffusi dagli altoparlanti delle moschee.
Tutte e 35 le moschee della città tedesca – compresa la moschea centrale, la più grande della Germania – saranno autorizzate a diffondere tramite altoparlanti la chiamata alla preghiera del venerdì, per un massimo di 5 minuti tra le 12.00 e le 15.00.
L’accordo tra la municipalità e la comunità musulmana ha una durata di 2 anni. Murat Şahinarslan, direttore del Forum della Moschea Centrale, è soddisfatto: “Non sarà forte come le campane delle chiese, ma simbolicamente è un altro passo avanti”, dice.
Le moschee che vorranno trasmettere l’adhān, l’appello alla preghiera, dovranno rispettare dei limiti di volume e dare avviso ai vicini dell’orario della diffusione.
Grande promotrice dell’intesa in questione, che durerà due anni e che cancella gran parte dei divieti previgenti in tema di canti dei muezzin, è stata il borgomastro di Colonia Henriette Reker. Lei, eletta nel 2015 come candidato indipendente, ha salutato il via libera all’azan in città come un segnale di “rispetto” verso la numerosa minoranza islamica residente nella metropoli. Per la prima cittadina, Colonia sarà ricordata da oggi in poi per la compresenza del suono delle campane della cattedrale gotica più grande del Nord Europa e gli appelli dei muezzin diffusi dalle tante moschee urbane. Secondo la Reker, l’allentamento delle restrizioni sulle emissioni sonore dei luoghi di culto musulmani tende a ravvivare l’essenza “inclusiva” di Colonia e chiunque contesti questa svolta “mette in discussione l’identità della città e la pacifica convivenza”.
Daniel Kremer, giornalista del quotidiano Bild, ha infatti condannato la scelta della Reker denunciando il fatto che le moschee di Colonia non possono essere affatto considerate come un auspicio di tolleranza, poiché gran parte di quelle sono state finanziate dalla Turchia di Erdogan, poco incline a promuovere i valori democratici e l’uguaglianza. Kremer ha quindi tuonato: “È sbagliato equiparare il canto del muezzin al suono dele campane. Le campane sono un segnale che aiuta anche a leggere l’ora, mentre il muezzin grida ‘Allah è grande!’ e ‘Attesto che non c’è altro Dio all’infuori di Allah.’ Questa è una grande differenza”.