Da sempre le bambole indemoniate sono un elemento importante nell’immaginario horror, e Chucky de La bambola assassina non è da meno.

Il bambolotto Tipo Bello del film è stato posseduto da un serial killer che, braccato dalla polizia, si rifugia in un negozio di giocattoli dove pratica il voodoo in punto di morte al fine di reincarnarsi. Il negozio va in fiamme e un senzatetto si appropria dell’ambitissima bambola, vendendola a un prezzo irrisorio alla mamma di Andy, un bambino ossessionato dal giocattolo

È l’ossessione del piccolo che fa da perno per tutto il film: Andy ha addirittura gli stessi vestiti di Chucky e la cosa non gli è di certo di aiuto. La bambola infatti, mentre colma la propria sete omicida, cerca di isolare il bambino al fine di lasciarlo completamente solo in modo che lo spirito del killer possa reincarnarsi nel giovane corpo.

La bambola assassina, il cui titolo originale è Child’s Play, non è per nulla un gioco per bambini, ma la storia di un’ossessione che rischia di portare alla pazzia. Andy infatti viene rinchiuso in un istituto psichiatrico dopo aver accusato Chucky dell’omicidio della baby sitter. Le sue impronte sono state ritrovate sulla scena del crimine perché l’ossessione per il bambolotto è talmente forte da fargli indossare lo stesso modello di scarpe.

Il film di Holland si apre con un’ossessione infantile e si chiude con un’ossessione omicida. Andy e Chucky sono indissolubilmente legati nella follia e nell’incubo, e le cose non possono che peggiorare (come si vedrà nei film successivi della saga). Che il regista abbia voluto rappresentare un’allegoria del mondo capitalista?

Chiara Cozzi

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