L’amore…
Quello di cui tutti parlano, scrivono e cantano. Oltre ad essere il cavallo di battaglia di scrittori, poeti e cantanti, è anche l’argomento preferito di ogni psicologo. Posso assicurarvelo.
Per quale motivo dico questo? Per il semplice fatto che sono un’affezionatissima frequentatrice di siti e forum in cui si parla di psicologia umana e, incredibile ma vero, uno dei temi più gettonati, è proprio l’amore. Ma non l’amore vissuto in termini semplici, macché!
Il più nobile dei sentimenti presenta questa particolarità: la possibilità di essere declinato sotto molteplici voci e forme. Purtroppo, ultimamente, con i tempi che corrono, la parola amore sfocia spesso in “relazione tossica“.
I sintomi della tossicità
Cosa sia una relazione lo sappiamo un po’ tutti: due persone che si piacciono, accomunate da un sentimento, più o meno forte, decidono di intraprendere una frequentazione. Se di stampo monogamo o poligamo, lo decideranno loro, l’importante è che tutto sia ben definito e deciso in maniera condivisa e consensuale.
Ma quando una relazione si definisce tossica?
Una relazione è definita tossica quando al suo interno sono invischiate due persone che non si sostengono a vicenda, nel bel mezzo dei conflitti uno dei due tenta di prevaricare costantemente sull’altro, e persiste competizione, mancanza di rispetto e coesione.
In realtà, i sintomi di tossicità sono molto più complessi e puzzano di violenza.
Un partner tossico tenderà a:
- fare gaslighting: consiste nell’affermare che l’altra persona sia pazza o mentalmente instabile per protrarre la difesa della propria opinione, oppure, approfittare della debolezza altrui pur di affermare il proprio potere all’interno della relazione.
- manipolarvi emotivamente: ci sarà la tendenza a presentare ricatti emotivi per mantenere il controllo sulla vita dell’altro. “Se esci con le amiche, non ti importa realmente di me“. Di fronte a tale imposizione, la persona sarà costretta a rinnegare il proprio volere.
- svalutarvi: accusare l’altro di essere un incapace, un fallito, un buono a nulla.
- mostrare eccessiva possessività: affermare “tu sei mio/a” può sembrare una cosa molto romantica da dire, ma solo se siete i protagonisti di un film di Moccia. Nella vita reale suona molto come qualcosa di creepy, portatore di comportamenti ed atteggiamenti estremi ed esasperanti.
- assenza di individualità: sì, è bello condividere spazio, tempo e pensieri con l’altra metà della mela, ma è bello anche tenere qualcosa per sé. Mantenere una sorta di privacy: amare qualcuno ed essere amati non vuol dire annullare il proprio io. Soprattutto se si viene indotti dall’altro a farlo.
- praticare ghosting: l’altro sparisce completamente, senza alcun preavviso, tendenzialmente per punirvi di qualcosa che avete fatto, o che, non avete fatto.
- isolarvi dai vostri affetti più cari: il partner tossico farà in modo e maniera di allontanarvi il più possibile dalle persone che amate, che siano membri della vostra famiglia o i vostri amici; tutto ciò, sempre, per una questione di controllo.
- limitazione o privazione dell’accesso alle risorse economiche: avete presente il famoso detto “ciò che è mio è tuo, e ciò che è tuo, è mio“? Ecco, dimenticatelo. Un partner tossico promuoverà con impegno la forma “ciò che è mio, è mio, e ciò che è tuo, è mio lo stesso“.
Perché una relazione tossica dovrebbe precedere una violenza?
Una relazione tossica è già una violenza di per sé: cela al suo interno la violenza più subdola di tutte, quella psicologica. La vittima è portata all’annientamento, all’annichilimento più totale, con il fine di lasciarla senza alcun riparo e difesa. Tutto ciò è necessario per consentire la violenza fisica.
Sia a livello globale che nazionale, almeno una volta nella vita, una donna su tre ha subito violenza, fisica o psicologica, da parte del proprio partner. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che la percentuale di donne ad esser state abusate dai propri compagni arrivi al 35%, mentre, soltanto per quanto riguarda l’Italia, l’Istat ha indicato una percentuale pari al 31,5%.
Le fortunate che sono riuscite a salvarsi da situazioni simili raccontano sempre lo stesso scenario: portate a dubitare di loro stesse, indotte a sentirsi colpevoli di essere esseri umani con desideri, istinti, caratteri e bisogni, costrette ad una segregazione e ad un alienamento dalla vita sociale ed affettiva. Quando una persona viene privata di tutto, quel che rimane di lei è un burattino di cui farne qualunque cosa si voglia.
Ci tengo a fare una specificazione: parlo al femminile perché, è più consueto che le vittime di una violenza fisica siano donne, ma ciò non impedisce che le vittime di una relazione velenosa e di una violenza possano essere anche uomini.
La violenza non ha genere.
Come ci si salva da una relazione tossica?
Non è semplice uscirne, ci vuole tempo e, soprattutto, non bisogna sentirsi colpevoli per essere stati “complici” di un rapporto dannoso o per non aver avuto la prontezza di tirarsene fuori prima.
C’è bisogno di sentirsi sostenuti dalla propria rete sociale, dalle persone che si ama, di non esser lasciati soli e di riappropriarsi della propria vita.
Tagliare i contatti con l’ex tossico non è obbligatorio, è fondamentale, per il proprio benessere psicoemotivo e per una questione di rispetto verso sé stessi. E’ necessario re-imparare a volersi bene.
Per i casi dove la violenza non si limita ad essere solamente psicologica, la denuncia è alla base di tutto; è stato istituito il 1522, numero antiviolenza e stalking, attivo 24 ore su 24. Si tratta di un servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Dipartimento delle Pari Opportunità.
Oltre al servizio telefonico, in tutta Italia sono presenti Centri Antiviolenza sempre pronti ad offrire aiuto, supporto e sistemazioni per le vittime di violenza.
Un consiglio (non richiesto) da amica
Non accettate mai amori che vi ripagano a suon di schiaffi e calci, amori che non vi consentono di essere voi stessi; e se qualcuno tenta di farveli passare per amori normali e veri, lasciateli parlare soli e andate via.
Una relazione non è immune dai conflitti, ma il conflitto deve portare ad una crescita sana.
Imparate a riconoscere il buono dal cattivo.
Vi auguro felicità.