La caduta del Muro di Berlino avvenne il 9 novembre 1989. Era stato l’ultimo baluardo della Guerra Fredda, una barriera fino ad allora insormontabile che aveva tenuto in ostaggio una generazione di berlinesi. L’evento, innescato da un malinteso, fu il preludio alla riunificazione della Germania e alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.

La caduta del Muro di Berlino, la caduta di un simbolo

La prima tappa della riunificazione andò in scena nell’agosto 1989, quando l’Ungheria eliminò le restrizioni alla frontiera con l’Austria, creando così la prima “breccia” nella cortina di ferro. Dalla metà di settembre dello stesso anno, migliaia di tedeschi orientali tentarono quindi di raggiungere l’Ovest attraverso l’Ungheria, ma vennero respinti. Di lì in poi fu un crescendo di dimostrazioni e proteste. Costrinsero, così, il governo della Germania Est, nella persona di Egon Krenz, ad allentare i controlli di frontiera. Iniziando quindi la caduta del Muro di Berlino.

La fine delle divisioni

Gunter Schabowski, il portavoce del governo di Berlino Est, annunciò la caduta del muro. Alla conferenza stampa internazionale del 9 novembre 1989, annunciò in diretta che a tutti i berlinesi sarebbe stato permesso di attraversare il confine “immediatamente“. Fu allora che la popolazione si riversò contro il muro. Fu una massa impossibile da arginare. Le frontiere furono così aperte e la città si ritrovò finalmente unita. Nell’arco delle settimane successive, migliaia di berlinesi demolirono quel muro che li aveva tenuti in ostaggio per quasi trent’anni. Abbattendo di fatto l’ultimo simbolo della Guerra Fredda e anticipando di un anno la riunificazione della Germania (suggellata il 3 ottobre 1990).

Sara Marchioni

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