Il 17 novembre si celebra Sant’Elisabetta d’Ungheria. Figlia di Andrea, re d’Ungheria e di Gertrude, nobildonna di Merano, ancora fanciulla fu promessa in moglie a Ludovico figlio ed erede del sovrano di Turingia. Sposa a quattordici anni, madre a quindici, restò vedova a 20. Diede tutto ai poveri e si ritirò a Marburg in Germania in un ospedale da lei fondato, abbracciando la povertà e adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri fino all’ultimo respiro esalato all’età di venticinque anni.
Sant’Elisabetta e l’incontro con la spiritualità
L’incontro di Elisabetta con la spiritualità francescana improntò profondamente le sue scelte e il suo stile di vita. Avvenne tramite alcuni frati minori giunti in Germania a portare il messaggio di Francesco (allora ancora vivente) accolti dai signori di Turingia, che li aiutarono e fecero edificare per loro una cappella. Secondo la tradizione san Francesco avrebbe mandato loro un suo logoro mantello, diventato per Elisabetta uno dei suoi tesori più preziosi. Nel 1222 nacque il primo figlio, Hermann. Un frate minore, Rudiger, divenne consigliere spirituale di Elisabetta e la pietà della signora, sull’esempio francescano, si indirizzò anche verso i lebbrosi.
L’ospedale di Marburgo
Nell’estate 1228 Sant’ Elisabetta costruì l’ospedale francescano di Marburgo. Si dedicò senza sosta alle sue opere fino alla morte, avvenuta il 17 novembre 1231. La sua tomba a Marburgo, durante la lotta fra luterani e cattolici, nel 1539, fu profanata da Filippo d’Assia, discendente della santa. Le ossa trafugate vennero poi restituite. Se ne conserva una parte a Vienna, mentre si dice che la testa sia a Besançon.
Sant’Elisabetta, con san Luigi di Francia, è patrona dell’Ordine francescano secolare, delle persone addette alla cura dei malati, delle opere di carità cattoliche e dei panettieri.
Sara Marchioni