Cos’è DecimArt?

DecimArt è una rubrica che si propone di approfondire i contenuti di alcuni titoli videoludici di particolare interesse. Molti dei videogiochi di cui si andrà a parlare sono portati in streaming su twitch dal sottoscritto sui canali PadSolitario o SecondoPad.

Hades

Protagonista del secondo appuntamento con questa rubrica sarà Hades; un roguelike sviluppato da Supergiant Games e rilasciato, gradualmente per tutte le console e per PC, dal settembre del 2020. Il tema principale del titolo è, come facilmente intuibile, la mitologia greca. Come nel caso di God of War, il nostro personaggio principale sarà del tutto estraneo a chi, per un motivo o per l’altro, si è interessato di miti e leggende ellenistiche. Il ruolo che svolgerà nelle vicende a cui assisteremo è a mio giudizio l’aspetto più intrigante ed originale di questa meraviglia videoludica.

L’eterno ritorno

Giustificare le meccaniche roguelike in una storia rendendole coerenti con la narrazione non è un’impresa facile e certamente richiede una buona dose di eleganza artistica. Giocando ad Hades ci si rende facilmente conto che queste doti non sono mancate. Secondo la mitologia greca infatti vi è un’aldilà posto sul medesimo piano della realtà mondana; come testimonia il mito di Orfeo, disceso negli inferi per riportare tra i vivi la sua amata Euridice.

Il nostro protagonista, Zagreus, è il figlio di Hades (o Ade) e di Persefone. Le dinamiche della sua nascita, intrisa di mistero, lo vincolano al mondo ultraterreno; pertanto ogni volta che lascerà il Tempio dello Stige, dopo pochi istanti sarà costretto a far ritorno a casa. Zagreus, intenzionato a riavvicinarsi a sua madre e incurante del suo vincolo, tenterà infinite volte il suo viaggio attraverso il Tartaro, i Prati di Asfodelo e i Campi Elisi per raggiungere la sua divina madre col favore dell’Olimpo.

Il Deus Ex Machina definitivo

Portando a compimento i nostri viaggi avremo la possibilità di sviluppare i nostri rapporti con le altre divinità dell’oltretomba e con alcuni dei suoi residenti. Ciò che si presenta sotto forma di missione secondaria rispetta pienamente il senso della nostra presenza nel panorama mitologico greco. Il motivo? Per capirlo occorre fare un piccolo passo indietro.

Nella narrazione esiste un fattore risolutivo degli intrecci di trama che in latino prende il nome di Deus Ex Machina. Si tratta di un espediente utilizzato da scrittori, drammaturghi e autori in generale per sciogliere situazioni troppo complesse. Oggi questo escamotage è visto negativamente ma non è sempre stato così e nel passare dei secoli ha assunto varie forme. Per Manzoni era la divina provvidenza, per i latini era la Fortuna e per i drammaturghi greci si trattava delle loro stesse divinità. L’intervento di questo o quell’altro dio o dea era comune nelle faccende degli uomini: si pensi per esempio che, stando ad alcune versioni, la freccia che colpì il tallone di Achille fu guidata da Apollo.

Perchè questa filippica sugli espedienti narrativi? Come ho accennato prima nel corso del nostro girovagare per l’altro mondo ci imbatteremo in alcune divinità e personaggi della tradizione greca. Ognuno di essi ha una “questione in sospeso” da risolvere; si tratta di questioni rimaste incompiute nei racconti pervenutici dalle opere ellenistiche. Tra questi troveremo i già citati Achille e Orfeo.

Il giovane e valente guerriero mirmidone perì nella Guerra di Troia e venne, com’era sua richiesta, cremato su di una pira; le sue ceneri vennero poi mescolate insieme a quelle del suo amato Patroclo così che potessero rimanere uniti anche nella morte. Ebbene del loro destino nell’aldilà si sa poco o niente e sarà proprio il nostro Zagreus a fare in modo che i due si riuniscano.

Il mito di Orfeo vuole che egli sia disceso negli inferi fino a giungere al cospetto di Ade, per riavere indietro la sua adorata ninfa Euridice. Persuaso dal canto di Orfeo, il Dio dell’Oltretomba gli concesse una possibilità: Orfeo avrebbe riavuta indietro Euridice a patto fino all’uscita dal regno dei defunti non avesse posato il suo sguardo su di lei. Orfeo all’ultimo istante guardò la sua amata e questa fu ritornò al luogo dove Ade l’aveva destinata. Sarà compito di Zagreus riunire i due amanti.

Zagreus si presenta quindi come il Deus Ex Machina che va a risolvere alcune di quelle questioni rimaste in sospeso nella tradizione mitologica greca.

Narrazione e divergenze dalla tradizione

Il metodo con il quale ci vengono esposte le vicende è anch’esso coerente con le nostre conoscenze su quella che è l’immensa collezione di miti. La narrazione viene infatti affidata ad una voce fuori campo come a richiamare la secolare tradizione orale greca; molti dei miti più antichi sono infatti stati a lungo tramandati senza essere messi per iscritto, in un periodo che convenzionalmente chiamiamo Medioevo Ellenico.

Un altro aspetto importante che ritengo sia giusto segnalare è che molti dettagli e sfumature divergono da quelle che possono essere le conoscenze più superficiali sulla mitologia. Lo stesso Zagreus, anche noto come Zagreo, è un personaggio fortemente rimaneggiato; al punto tale che si può considerare quello del videogioco come originale (del resto non sarebbe il primo caso di omonimia nella mitologia). Anche qui il genio creativo dietro a questo titolo ha voluto risolvere anticipare eventuali polemiche con un astuto espediente. In una sub-quest, Dioniso ci chiederà di raccontare ad Orfeo che Zagreus e lo stesso Dioniso sono in realtà la stessa “persona”. Ebbene?

In primo luogo si tratta di un riferimento ad un reale fraintendimento storico dovuto al fatto che il culto di Dioniso deriva da quello cretese di Zagreus. Lo stesso fraintendimento è una delle tante prove di ambiguità e moltitudine di versioni presenti nei racconti greci. Una confusione dovuta in parte ad un fatto prima accennato; ovvero la mancata trascrizione dei racconti durante il Medioevo Ellenico. In parte si deve anche alla natura stessa della civiltà greca precedente alla conquista macedone del IV secolo a.C.. Le varie città-stato erano infatti indipendenti tra loro e molto spesso avevano culti differenti. Non è strano quindi che tra una regione e l’altra della Grecia si tramandassero versioni differenti della stessa storia.

Sfruttando questi aspetti connaturati alla mitologia greca, Supergiant Games è riuscita a realizzare un’opera tanto innovativa quanto coerente con la natura stessa del tema trattato.

Per la recensione del titolo vi rimando all’articolo di Lorenzo Mango.

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Matteo Cucchi