Il 22 novembre è stata presentata alla Camera dei deputati la mozione contro la violenza sulle donne. La ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti ha parlato a un’aula vuota. Presenti infatti solo 8 deputati su 630.
Vestita di rosso, la ministra Bonetti discute la mozione di fronte a un’aula vuota
Durante la presentazione della mozione contro la violenza sulle donne la ministra Bonetti indossava abito e mascherina rossi. Una scelta simbolica, un gesto di solidarietà verso le donne vittime di violenza. Ma ad assistere alla sua presentazione c’erano solo 8 deputati su 630. Di fronte all’aula vuota della Camera la ministra per le Pari Opportunità ha ricordato il numero di femminicidi avvenuti da inizio anno in Italia:
Sono 108 le donne vittime di femminicidio quest’anno. Le donne devono essere libere di poter denunciare e sapere che c’è uno Stato che accoglie le loro richieste d’aiuto e le protegge. Quest’anno festeggiamo i dieci anni della convenzione di Istanbul, di cui l’Italia fu tra le prime firmatarie. Oggi ci poniamo ancora di più nel solco di questa convenzione.
Le telecamere di Montecitorio hanno cercato di non mostrare una veduta ampia della camera, ma a descrivere la scena sono stati i giornalisti. Tra gli 8 parlamentari presenti, anche Filippo Sensi (PD) che sui social ha denunciato l’assenteismo di massa dei deputati:
Mozione contro la violenza sulle donne, in otto, alla presenza della ministra @elenabonetti (così si fa). Lunedì, quello che vi pare. No.
La ministra ha poi esposto le due attività principali contenute nella mozione: il reddito di libertà e il microcredito di libertà. Le misure sono state messe a punto per aiutare le donne vittime di violenza nel loro percorso verso l’emancipazione economica e l’autonomia. Come ha spiegato la Bonetti, il nuovo piano strategico nazionale 2021-2023 sulla violenza maschile contro le donne “istituzionalizzerà una maggiore sinergia tra i procedimenti di carattere civile, penale e minorile”. L’obiettivo è “evitare il fenomeno della vittimizzazione secondaria e sentenze contraddittorie nella protezione della donna”.
Giulia Panella
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