Quanto sono importanti le parole in un film? Mi sento di poter dire con certezza che senza di loro non esisterebbe il cinema. Dopo quest’affermazione qualcuno potrebbe controbattere: “Il cinema muto non è da considerarsi cinema allora?”. E a questo punto risponderei: “Certamente lo è”. Le parole a cui ci si riferisce non sono tanto quelle pronunciate dai protagonisti, ma le tracce che spingono gli attori a muoversi ed evolversi nel tempo e nello spazio. Senza quelle tante parole, meglio conosciute con il nome di “sceneggiatura”, sarebbe impossibile comprendere, emozionarsi e riflettere di fronte a delle semplici immagini in movimento. La cinepresa segue una storia, diventa il mezzo grazie al quale poter raccontare quanto l’occhio umano ha osservato o immaginato. Se non esistesse il lavoro dello sceneggiatore, nessuno si sarebbe mai sognato di fare il regista, il macchinista o tanto meno l’attore.
Le idee muovono il cinema. Grazie alla bravura degli scrittori si trasformano in qualcosa di complesso e meraviglioso. Nell’applaudire gli interpreti che hanno portato al pubblico tanta bellezza, bisognerebbe ricordare e riconoscere il l prezioso lavoro dello sceneggiatore. Sono numerosi gli scrittori che hanno contribuito ad arricchire il cinema, guadagnandosi altrettanti premi, tra cui la statuetta per la “miglior sceneggiatura originale” o “miglior sceneggiatura non originale“; ma quante sono le sceneggiatrici che hanno vinto l’Oscar? Il concetto di cinema nasce con i fratelli Lumière nel 1895. Da allora la sua stessa essenza è mutata, diventando sempre più articolata e complessa. L’Academy Awards ha istituito il premio relativo alla sceneggiatura solo nel 1929. Per vedere trionfare la prima sceneggiatrice sul palco più ambito di Los Angeles bisognerà aspettare altri 27 anni.
Le sceneggiatrici da Oscar
E’ il 1956 quando la russa Sonya Levien vince l’Oscar per la “miglior sceneggiatura originale” del film “Oltre il destino“. E’ lei la prima donna a ricevere il premio, seppur lo condivida con il collega William Ludwing. Nel 1986 trionfa un’altra sceneggiatura originale scritta a più mani. La protagonista di questa vittoria è Pamela Wallace, scrittrice di “Witness” insieme a Earl W. Wallace e William Kelley. Callie Khouri alza, invece, la statuetta in solitaria nel 1992. La sceneggiatrice vince per l’ottimo lavoro svolto per il film diretto da Ridley Scott “Thelma & Louise“.
Viene dalla Nuova Zelanda la prossima sceneggiatrice da Oscar. Il suo nome non è di certo sconosciuto. Jane Campion vince al Dolby Theathre per la sceneggiatura originale del film “Lezioni di Piano“, per il quale riceve anche una candidatura relativa alla “miglior regia“. Dopo di lei nel 1996 l’Academy premia la britannica Emma Thompson, prima donna a trionfare per una sceneggiatura non originale, adattamento del famoso romanzo di Jane Austen “Ragione e sentimento“. Il nuovo millennio si apre in maniera sorprendente per le donne impegnate nello show business. Nel 2004 sono ben due le sceneggiatrici a brillare nella notte più importante del cinema mondiale. Sofia Coppola si porta a casa l’Oscar per la sceneggiatura originale di “Lost in Traslation“, mentre Fran Walsh sorride per la migliore sceneggiatura non originale de “Il signore degli anelli – Il ritorno del re“.
Quattro anni dopo Diablo Cody vince con “Juno”, sceneggiatura originale che porta in auge il mercato indipendente. Dal 2008 al 2021 sono molte le donne ad essere candidate all’importante premio, tra cui impossibile dimenticare Chloé Zhao con “Nomadland” o Debra Granik e Anne Rosellini per la sceneggiatura di “Un gelido inverno“, ma nessuna di loro trionfa. Nel 2021, invece, Emerald Fennel vince grazie al film “Una donna promettente“, “miglior sceneggiatura originale”.
Marta Millauro
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