Questa settimana parliamo di.. Dorohedoro!!
Questo è un manga di quelli che come spesso succede, passano un pò in sordina nelle fumetterie. Nonostante non abbia avuto il successo di molti altri manga degli anni 2000, la sua serializzazione è durata comunque ben 15 anni ! Scritta e disegnata da Q Hayashida, ( che attualmente si sta occupando di un’altra opera da tenere sott’occhio “Dai Dark”), Dorohedoro ha visto il suo esordio in Giappone nel 1999 sulla rivista Ikki, mensile dedicato ai manga seinen considerati alternativi e fuori dai canoni. Nel 2013, in seguito alla chiusura della rivista, la pubblicazione si è spostata su Monthly Shonen Sunday, fino alla sua conclusione nel 2018, col volume 23.
Dorohedoro: La Trama
Le vicende di Cayaman e Nikaido, i nostri protagonisti, si svolgono in un paese chiamato Hole, letteralmente, il buco. Un luogo tetro e decadente, dove con spensieratezza, i due passano il tempo con la loro attività preferità: uccidere gli stregoni. Quest’ultimi arrivano ad Hole da un’altra dimensione per esercitarsi con la magia sui poveri abitanti umani che ne sono sprovvisti.
Cayman è infatti proprio una di queste vittime; uno stregone gli ha cancellato la memoria e gli ha trasformato la testa in quella di un rettile. Fu proprio Nikaido a trovarlo, in una delle ronde di quartieri, organizzate dagli umani. Cercando di recuperare la sua memoria, Cayman comincia a lavorare all’ospedale di Hole, diventando l’aiutante del Dottore nel reparto vittime della magia; mentre Nikaido fa la cuoca nel suo locale, L’Hungry Bugs. Quando sono liberi dai rispettivi impegni, i due cercano lo stregone che ha trasformato Cayman per poterlo uccidere e far tornare così la sua testa alla normalità. Ovviamente il tutto sempre accompagnato da spargimenti di sangue degni dei migliori splatter.
Di pari passo alla storia di Cayman, conosceremo meglio anche gli stregoni: portano tutti una maschera diversa, si vestono in modo assurdo e creano la loro magia attraverso il fumo che emettono dalle mani. Non meno importante ognuno di loro può creare una porta che li collega da Hole al loro mondo; dove al comando di quella che sembra un’organizzazione mafiosa, troveremo En, il più grande stregone di tutti i tempi, con il potere di.. creare funghi!
Il che di per se pare un potere inutile, ma in accordo con il resto dell’opera, se è assurdo non significa che non sia letale. En, infatti non è il solo stregone con un potere ridicolo ma pericoloso; lo sono quasi tutti i membri della sua famiglia di stregoni di èlite. Di cui fanno parte anche i suoi due “pulitori” Shin & Noi; Fujita, un giovane stregone dalla scarsa capacità magica, (a cui Cayman e Nikaido uccidono il partner), e a cui viene affidato l’incarico di trovare lo stregone responsabile della trasformazione di Cayman; che si sospetta essere Ebisu, la streghetta che è in assoluto una delle chiavi comiche di quest’opera.
Il Manga
A colpo d’occhio, le prime tavole possono sembrare abbozzate, come se fossero incomplete, con tratti ripassati, quasi sbagliati. Ma in Dorohedoro, nulla è lasciato al caso, e se si osserva bene, questi dettagli sono importanti come i volti sotto alle maschere degli stregoni. Oltre alla storia che già da sola vale il viaggio; i suoi disegni sono veramente evocativi. Sia nel richiamare le atmosfere punk, sporche e viscide della città di Hole, che con la suntuosa opulenza dark del castello di En.
La sua bravura non si limita solo alle ambientazioni, ma anche alla creazione dei personaggi, o delle porte diverse per ogni stregone. Questo lo si intravede già dalle sovraccoperte dei volume, e ne troviamo conferma all’interno dove si trovano illustrazioni di alto livello anche all’inizio dei capitoli. Che insieme ad altri disegni su questo mondo psichedelico creato dalla Hayashida, si sono giustamente meritati un Art Book a se stante, intitolato Dorohedoro ArtBook: Mud & Sludge.
Un’altro particolare degno di nota che contribuisce all’intento dell’autrice sono i capitoli, anzi come li chiama lei, le maledizioni speciali alla fine di ogni volume; che ci raccontano fatti sconnessi dalla trama principale a livello temporale o tematico, ma che ci danno informazioni in più sui personaggi o sugli eventi organizzati a Hole o nel mondo degli stregoni.
Come “Il giorno della Maschera” dove i demoni preparano le maschere su misura per gli stregoni che gli portano un regalo che gradiscono. O quando conosciamo Gyoza Man, il folletto invisibile ai nostri, che vive nel ristorante di Nikaido e che punisce tutti i clienti che non mangiano i Gyoza con la giusta devozione. Diventando così un altro degli elementi ingiustificabilmente folli, ma decisamente funzionanti dell’opera.
Questa è difatti la chiave di tutto il manga: nonostante la storia sia centrata sul nosense e sull’eccentricità dei personaggi, l’Hayashida è riuscita a far trapelare e a mantenere costante il ritmo di narrazione che inizialmente ci appare velato ma che acquista peso mano mano che conosciamo meglio tutti i suoi personaggi.
Senza farvi spoiler, ( perchè spero avrete voglia di leggere questo manga che merita davvero il tempo di lettura ), la storia così come ci viene raccontata, raggiunto il cuore della vicenda, non ha necessità di ricorrere a soluzioni artificiose che la appesantiscono, ma scorre acquistando naturalmente il suo spessore. E rispetto a tanti manga della stessa epoca, è un punto decisamente a favore.
L’Anime
La trasposizione di Dorohedoro è stata affidata allo studio Mappa, che negli ultimi anni ha prodotto gli adattamenti di diverse opere di successo come Jujutsu Kaisen e la prima parte della stagione 4 di Attack-on-Titans. ( Attualmente stanno lavorando sull’anime di Chainsow Man, che personalmente non vedo l’ora di vedere!!).
Uscito in Giappone a Gennaio del 2020, a Maggio dello stesso anno viene caricato anche sul catalogo di Netflix; dove troviamo 12 episodi da 24 minuti l’uno, che rispecchiano fedelmente i primi 7 volumi del manga. A Ottobre 2020, viene caricato anche un episodio OAV, che racchiude alcune delle maledizioni speciali che chiudono i volumi del manga.
La colonna sonora dell’Anime è stata Affidata ai (k)NOW NAME. Welcome to Chaos è la sigla iniziale, che ritroviamo in tutti e 12 gli episodi, accompagnata da immagini psichedeliche e da Nikaido che ci prepara i Gyoza a ritmo di musica.
Per quanto riguarda l’animazione non ci si poteva aspettare niente di meno dallo Studio Mappa, che ha fatto un’ottimo lavoro soprattutto nel comprimere nel modo giusto i vari capitoli salienti dei fumetti in ogni singolo episodio; e nel character design; difatti i personaggi sono identici al tratto dell’autrice negli ultimi anni di pubblicazione.
Per adesso la storia dell’anime è ferma al volume numero 7 del manga; quindi abbiamo ancora molto da vedere. Sono moltissimi i colpi di scena a cui dobbiamo assistere, e non siamo che all’inizio del viaggio di Cayman e Nikaido alla ricerca delle loro vere identità.
In Conclusione vi consiglio Dorohedoro perchè…
Non si può che essere rapiti da questa storia, principalmente perchè non si capisce dove ci voglia trasportare; dato che sin dall’inizio la sensazione più forte che prevale è l’insensatezza di quello che si sta osservando. Ad esempio, rimane costante la sensazione che quelli che ci vengono dipinti come gli stregoni cattivi, in fondo non siano dei personaggi così crudeli, e questo è uno dei tratti affascinanti della vicenda.
In questa storia non ci sono fazioni estremizzate, gli umani non sono i buoni e gli stregoni non sono i cattivi; semplicemente fra gli stregoni ne troviamo qualcuno buono e fra gli esseri umani può esserci qualche rancoroso. Il tutto annaffiato da litri di sangue e scene degne dei migliori Horror degli anni 80/90.
Ovviamente, anche se non sembra un messaggio mentre ci addentriamo nella storia c’è: nella ricerca di Cayman della sua testa e nel recupero della sua identità e integrità si passa dal senso di abbandono di Hole, il mondo degli uomini, alla fastosa illusione di potere di quello degli stregoni. Quest’ultimi convinti di essere al di sopra delle parti, ma che in realtà devono sottostare ai Demoni, ( stregoni che con allenamenti particolari sono riusciti a cambiare pelle ) che solo per il loro divertimento possono mettere a soqquadro, equilibri già fragili.
Come se l’uomo non avesse il potere di essere realmente se stesso; a meno che non si realizzi, tirando fuori le sue capacità più nascoste. Che ovviamente devono essere affinate col duro lavoro, con l’allenamento e il sacrificio; solo così si abbandona il senso di inadeguatezza e si raggiunge una dimensione più alta. E tutto questo di sottofondo. Perchè comunque il punto cardine dell’opera è la sua comicità folle, che rende un messaggio così profondo, solo sussurrato.
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Carlotta Mione