Quello che accadde il 12 dicembre 1969 fu per l’Italia l’inizio di un drammatico periodo storico. Con la strage di Piazza Fontana cominciava la cosiddetta “strategia della tensione”, un meccanismo che incusse terrore per tutto il decennio successivo. Il bilancio fu di 17 vittime e 88 feriti, venne scritta così una delle pagine più tristi della storia del nostro Paese.

L’attentato della Strage di Piazza Fontana

Erano circa le 16.30 di un venerdì, giorno di mercato. La Banca Nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana, a Milano, era gremita. D’un tratto un potentissimo ordigno, precedentemente collocato sotto un tavolo nel salone centrale, esplose. 14 persone morirono su colpo, le conseguenze furono tragiche.

Questo però non fu l’unico evento funesto del 12 dicembre 1969. Pochi minuti prima, era stato rinvenuto un altro ordigno, fortunatamente rimasto inesploso, nella sede della Banca Commerciale Italiana in Piazza della Scala, sempre a Milano.

Sempre nello stesso pomeriggio ne deflagrarono altri tre, questa volta a Roma. Il primo nella Banca del Lavoro di via Veneto, il secondo sull’Altare della Patria, il terzo sui gradini del Museo del Rinascimento. Per un caso fortuito non ci furono vittime, ma i feriti furono diversi.

Le indagini

Durarono oltre 40 anni le indagini per risalire ai colpevoli della strage, ma si conclusero senza alcuna condanna definitiva.
Inizialmente si aprirono piste verso tutti i gruppi estremisti attivi in quel periodo. In particolare modo finirono nel mirino i membri del Circolo anarchico 22 marzo e del  Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa.
Tra questi figurò il nome di Pietro Valpreda, indicato da un tassista come l’uomo che il 12 dicembre avrebbe trasportato una grande valigia a Piazza Fontana. Questa testimonianza risultò però poco plausibile, e le accuse nei confronti dell’uomo caddero.
Successivamente le indagini scovarono che gli attentati erano di matrice neofascista. Nonostante le innumerevoli ricerche non vennero mai trovati gli esecutori materiali.

Le Conseguenze della strage di Piazza Fontana

A perdere la vita quel pomeriggio furono persone inermi: coltivatori e imprenditori agricoli che svolgevano normali operazioni in una banca affollata.
La strage di Piazza Fontana lascia alle sue spalle l’inizio di un lungo e tortuoso percorso di giustizia che non produrrà nessun risultato.
Il 12 dicembre 1969 mise fine, per molti giovani italiani, ad uno sguardo fiducioso e positivo sul futuro. Questi iniziarono a guardare con paura l’ambiente collettivo, e finirono per cercare a lungo rifugio in una sfera individuale.
Il decennio che seguì fu caratterizzato da un clima di violenza politica, paura ed incertezza. Soltanto le generazioni successive furono in grado di ristabilire la serenità andata perduta.

Ludovica Nolfi

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