Giorgio Gaber nasce il 25 gennaio 1939 e scompare, prematuramente, l’1° Gennaio di diciotto anni fa. Il Signor G, invece, nasce nel 1970, a teatro, e non muore perché trascende il tempo.
“Tu chi sei?” chiede Gaber in un noto dialogo televisivo con Mina. “Io mi chiamo G“, risponde lei. “No, io mi chiamo G”, controbatte lui. Questa conversazione potremmo spostarla nel tempo, condurla all’oggi, allargare il numero dei partecipanti, infilarci dentro anche noi. Tutti possiamo dire di chiamarci Signor G.
Genesi del Signor G
Il personaggio Signor G nasce a teatro alla fine degli anni Sessanta e fa il suo debutto al Piccolo Teatro di Milano nel 1970. Giorgio Gaber, dopo aver abbandonato gli ambienti televisivi che aveva frequentato per qualche anno diventando assai noto al pubblico, decide di fare del teatro la sua casa. E poichè in tutti i luoghi in cui si dimora si crea, qui lui inventa un genere nuovo: il teatro-canzone.
La canzone viene utilizzata nello spettacolo teatrale di Gaber non soltanto per intrattenere lo spettatore, ma anche per coinvolgerlo e aiutarlo a riflettere sui temi mai ripetitivi e mai banali che l’artista portava in scena. Per arrivare più direttamente alla gente, egli si avvale di una canzone permeata di ironia, un elemento tipicamente teatrale, che gli consente di approcciarsi ad un problema facendo ridere. In questo modo egli apre e libera la mente dello spettatore per poi scuotere la sua coscienza svelandogli tremende verità.
Con lo spettacolo comincia anche un vero e proprio percorso emotivo in cui lo spettatore passa attraverso differenti stati d’animo, affrontando i diversi temi della vita che il Signor G gli pone davanti agli occhi, gli canta nelle orecchie. Dall’attualità alla politica, dall’anticonformismo all’ “italietta borghese”, dall’amore alle inquietudini, fino ad arrivare alla crisi dell’uomo contemporaneo, Giorgio Gaber varia nei temi offrendo provocazioni e spunti geniali.
“Appartenenza è avere gli altri dentro di sé”
Scomodo, anticonformista, poetico, ironico, geniale: si è detto e letto tanto di un artista che ancora oggi consideriamo attuale e che esercita un fascino singolare anche sulle più giovani generazioni anche per la sua umanità.
Egli riesce proprio perchè ironico e scomodo, quando in “Destra e Sinistra” parodizza cantando “Il pensiero liberale è di destra/Ora è buono anche per la sinistra/Non si sa se la fortuna sia di destra/La sfiga è sempre di sinistra”. Perchè è geniale il significato di “Shampoo” e disarmante il potere che è dietro quel semplice “Quasi quasi mi faccio uno shampoo”. Poi, perchè c’è sincerità e reale appartenenza nel suo pronunciare “Libertà è partecipazione”. Inoltre, è contemporaneo perchè è poetico ogni messaggio di rinnovata umanità, e anche d’amore, che si ritrova nelle sue canzoni.
Quando sarò capace di amare
Mi piacerebbe un amore
Che non avesse alcun appuntamento
Col dovere
Un amore senza sensi di colpa
Senza alcun rimorso
Egoista, naturale come un fiume
Che fa il suo corsoSenza cattive o buone azioni
Senza altre strane deviazioni
Che se anche il fiume le potesse avere
Andrebbe sempre al mareCosì vorrei amare
Giorgia Lanciotti
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