Oggi il Duca Bianco di Londra, all’anagrafe David Jones, ma da tutti conosciuto come David Bowie, avrebbe compiuto 75 anni, ma se ne va il 10 gennaio 2016, praticamente dopo aver lanciato il suo ultimo disco. A differenza di altri colleghi, non solo è stato un grande cantante, ma pure un attore di alto livello.

Fu lo stesso Bowie a creare questo suo alter ego, nato in seguito alla pubblicazione del suo album Station to Station nel 1976.

Il personaggio di “Thin White Duke“, cioè “lo snello Duca Bianco” venne infatti da lui presentato durante la tournée dell’album sopracitato, come un suo alter ego in quanto si trattava di un uomo aristocratico che vestiva in maniera sobria ma elegante, prediligendo il colore bianco ed era appassionato di occultismo proprio come lo stesso Bowie.

Sempre caratterizzato da una forte presenza scenica (qualche detrattore dice per coprire carenze tecniche), paragonabile solo ad altri grandi come Peter Gabriel o Freddie Mercury, Bowie attira subito l’attenzione dei cineasti, che ne intravedono, dietro l’aspetto bello e ambiguo, molto potenziale attoriale.

In realtà secondo molti, il termine vuol anche richiamare la dipendenza all’epoca, da cocaina di Bowie, ecco perché il Duca era definito “bianco” per indicare appunto la sostanza stupefacente di cui Bowie faceva largo consumo e che gli causò non pochi problemi anche fisici.

Fatto sta che, sin dal momento in cui il “Il Duca Bianco” fece la sua comparsa divenne così popolare sia tra i fan che tra coloro che non erano seguaci di Bowie, che quel nome non gli si toglierà più di dosso, tant’è che ancora oggi quando si parla di Bowie, si parla inevitabilmente di lui come del “Duca Bianco”.

Col suo sguardo bicolore, il suo fisico magrissimo, il suo alter ego Ziggy Stardust, non poteva che essere la prima scelta come alieno per il suo primo film L’uomo che cadde Sulla Terra (1976), storia di un extraterrestre che diventa miliardario per tornare sul suo pianeta. Dopo Gigolò (1980), Tony Scott lo sceglierà poi nella sua storia di vampiri Miriam si sveglia a mezzanotte (1983), stesso anno in cui probabilmente interpreta il suo personaggio migliore, ovvero il soldato australiano Jack Cellliers nel campo di prigionia giapponese in Furyo. Nello stesso film, si scontra con un altro titano della musica, prestato al cinema, cioè Ryuichi Sakamoto. 1-1 il risultato finale, nel senso che come recitazione non c’è paragone (infatti è l’ultimo film di Sakamoto), ma il giapponese ha la rivincita in campo musicale: la sua Forbidden Colours è la punta di diamante della colonna sonora che vince l’Oscar