Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, il culto della Dea Salus; divinità corrispettiva alla Dea greca Igea, personificazione dell’igiene e della buona salute.
Dea Salus, la salute e la prosperità romana equiparabile alla figura di Igea
All’interno della religione romana il patrocinio della Dea Salus si estendeva sulla buona salute, ma anche sui rimedi e la prosperità del singolo individuo e dell’intera Res Pubblica. Come altre figure della mitologia romana, anche Salus proviene da un’altra antica figura della mitologia greca ovvero Igea, figlia di Asclepio, l‘Esculapio romano Dio della Medicina. A differenza del suo corrispettivo greco, però, la Dea Salus possedeva ulteriori funzioni differenti. Tuttavia, nel tempo, la Dea si radicò all’interno della religione romana col il nome di Valetudo: divinità della salute, sempre più simile alle funzioni esercitate da Igea.
Il padre della medicina moderna, Ippocrate, riteneva che Esculapio patrocinasse e presiedesse la salute degli uomini grazie all’intervento delle sue due figlie; Panacea e Igea. L’Igea greca, diventata poi Salus, simboleggiava la prevenzione e la moderazione riferite al comportamento dell’uomo. Panacea era invece la personificazione della guarigione potente e universale ottenuta grazie all’uso di erbe medicamentose e piante dai poteri medici. Salus/Igea si invocava, principalmente, nell’intento di prevenire malattie; era però Esculapio/Asclepio a occuparsi della cura della salute, in quanto Dio della medicina. Il concetto di prevenzione circa la salute lo si può ritrovare in Plauto. Qui il commediografo esorta ad agire per proteggere e conservare la propria salute:
“Valete atque adiuvate ut vos serves salus“.
Tempio e rappresentazione iconografica
Nonostante fosse una divinità minore, Salus ebbe un tempio a lei dedicato nel 302 a.C sul colle del Quirinale. Nel 180 a.C, pare, iniziarono anche i primi sacrifici in suo onore. La rappresentazione iconografica di Igea/Salus la raffigurava come una giovane prosperosa intenta a dissetare un serpente. Il serpente simboleggia la Madre Terra; questo atto è dunque allegoria della divinità che nutre la Terra, quindi uomini, animali e piante. Panacea è, invece, colei che se ne prende cura. Esistono anche altre versioni in cui Salus è spesso rappresentata a gambe incrociate con un gomito appoggiato sul bracciolo di un trono. La mano destra della Dea sorregge una patera: un piatto fondo usato nelle cerimonie religiose. Qui, alimenta un serpente avvolto intorno all’altare che, pian piano, si alza bagnandosi la testa fino alla patera. Alcune volte era anche raffigurata con una verga nella mano sinistra e un serpente attorcigliato intorno mentre, con l’altra mano, innalzava una figura femminile di dimensioni più piccole. La posa più comune, tuttavia, la ritrae in piedi mentre afferra il serpente sotto il braccio orientandolo verso il cibo che, con l’altra mano, è intenta a porgere all’animale.
Stella Grillo
Seguici su Facebook, Instagram e Metrò