“Il caffè, per essere buono, deve essere nero come la notte, caldo come l’inferno e dolce come l’amore” recita un vecchio proverbio turco. Ma a pensarci bene, dovunque lo si metta e in qualunque modo lo si faccia, il caffè è sempre buono. L’unica eccezione, forse, resta quella variante un po’ annacquata d’oltreoceano. Tuttavia, sta di fatto che si tratta di una tra le bevande più apprezzate al mondo. Specialmente in Italia, dove per certi versi l’espresso costituisce un vero e proprio rituale. Non a caso, è uno di quei prodotti che non può mancare mai nelle dispense delle nostre case e al quale, specie in alcuni territori come quello di Napoli, viene attribuito un grande valore. Valore che presto potrà essere ufficialmente riconosciuto come Patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco.
Cosa rende il caffè così speciale?
Che venga servito in vetro, in una tazzina di porcellana o in un semplice bicchierino di plastica, il caffè è parte integrante della cultura del nostro Paese. Di mattina, pomeriggio o sera, poco importa, qualsiasi momento può diventare un’ottima scusante per berne un sorso. Neanche a dirlo, per molti resta un appuntamento fisso al quale non ci si può sottrarre; per altri, invece, una perfetta compagnia in quegli attimi in cui ci si sente più soli. E poi, non c’è nulla di più familiare e rassicurante del gorgoglio della moka sul fornello, mentre un delizioso aroma pervade il soggiorno. Senza contare gli svariati effetti benefici che ha per il nostro corpo. Insomma, un’autentica garanzia, alla quale, a breve, verrà conferito il giusto merito.
Il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, infatti, ha ufficializzato la candidatura del caffè a Patrimonio Unesco. In passato, tra raccolte firme e petizioni varie, diversi sono stati i tentativi per raggiungere un così grande risultato. E questa, a rischio di tirarcela, potrebbe davvero essere la volta buona. “In Italia il caffè è molto di più di una semplice bevanda – ha dichiarato in merito il sottosegretario al Mipaaf Gian Marco Centinaio – è parte integrante della nostra identità nazionale ed è espressione della nostra socialità che ci contraddistingue nel mondo“. E in effetti, come dargli torto?
L’iniziativa
L’iniziativa unisce le due proposte avanzate dalla Comunità del Rito del Caffè Espresso di Treviso e dalla rispettiva controparte napoletana. E sulla questione, si è espresso anche Alessandro Cavo, consigliere delegato di Fipe-Confcommercio, rivelando che:
“Dopo due anni in cui le nostre vite sono, di fatto, sospese a causa della pandemia, abbiamo bisogno di recuperare il valore delle nostre tradizioni, anche attraverso atti dal forte valore simbolico. Per questo siamo estremamente felici che il ministero delle Politiche agricole e forestali abbia deciso di ufficializzare e sostenere la candidatura del caffè espresso italiano a Patrimonio immateriale dell’umanità presso l’Unesco. In questo modo saremo in grado di promuovere un’eccellenza tutta italiana, uno stile di vita inconfondibile e insostituibile, un rito inclusivo e unico, in tutto il mondo“.
Adesso, la sola cosa che resta da fare ora è che la proposta venga accettata dalla commissione di Parigi, dove ha sede l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Nel frattempo, che ne dite di una bella “tazzullella e’ cafè“?
Scritto da Diego Lanuto.
Per rimanere aggiornato sulle ultime news, seguici su: Facebook, Instagram, Twitter.