Si apre un fine settimana di incontri e trattative tra i partiti in vista del primo voto per scegliere il nuovo Presidente della Repubblica, previsto per lunedì 24 gennaio. Oggi Silvio Berlusconi dovrebbe sciogliere la sua riserva e il centrodestra riunirà un vertice in giornata. Sul tavolo, intanto, ci sono tre ipotesi: Mario Draghi, i cui destini si intrecciano con quelli del governo, un Mattarella bis, e poi il nome di Pier Ferdinando Casini. Salvini sprona gli alleati e vede anche Bossi, Renzi riunisce i grandi elettori di Italia Viva, inclini alla scheda bianca al primo voto. Una quarantina di grandi elettori positivi al Covid potranno votare in un ‘drive in’ allestito nel parcheggio della Camera, tra strette misure sanitarie.
I ragionamenti ruotano sempre di più intorno al premier Mario Draghi. E all’accordo di governo che, in parallelo, i leader dovrebbero siglare per la sua elezione. Magari – spiega una fonte M5s – con una donna, come Elisabetta Belloni o Marta Cartabia, a Palazzo Chigi. È nella direzione del duplice accordo che spinge il Pd di Enrico Letta, nella convinzione che l’unica alternativa in grado di portare al 2023 sarebbe il Mattarella bis. Intanto da Fi trapela un’apertura sul nome di Casini, ma chi preme per un accordo su Draghi al Colle sottolinea che il M5s difficilmente potrebbe votarlo. Per il Pd dire no a Casini sarebbe più difficile, perché è stato eletto tra le fila Dem. Il nome di Casini non sembra però piacere a Salvini, così come quello di Giuliano Amato, che sarebbe stato citato tra i papabili nell’incontro tra Matteo Renzi ed Enrico Letta di venerdì mattina. Altri sono i profili ‘terzi’, sottolineano fonti renziane, da Paola Severino a Franco Frattini e Patroni Griffi. Alla Lega piacerebbero più nomi come Marcello Pera, Letizia Moratti ed Elisabetta Casellati. Letta però in ogni incontro ribadisce il suo no a profili “di centrodestra o area centrodestra”. Nel M5s circolano i nomi di Patroni Griffi, Liliana Segre (ma ha già detto di no), Andrea Riccardi. Ancora un passaggio si deve comunque consumare, Silvio Berlusconi deve sciogliere la riserva.
Le procedure per l’elezione dell’inquilino del Quirinale prevedono le prime tre votazioni con un quorum altissimo. Quel numero di voti il Cavaliere sa di non poterlo raggiungere. Se c’è una speranza, questa arriva soltanto alla quarta votazione, quando il quorum si abbassa. Ma Berlusconi deve sciogliere la riserva oggi e il suo nome verrebbe presentato da subito. Scatenando così dal primo momento la conta dei voti e quella dei franchi tiratori. E rischiando un affossamento in Aula che sarebbe inglorioso per lui. Per questo, racconta oggi un retroscena del Corriere della Sera, sta valutando il ritiro: «Mi prendo ancora qualche ora per decidere». In teoria, spiega il quotidiano, se tutto andasse per il verso giusto i fatidici 505 voti necessari per essere eletto ci sarebbero, ma «il rischio è enorme», gli hanno spiegato gli amici di una vita. Perché «non ci sono accordi con gruppi politici, ma solo rassicurazioni da parte di singoli». Che «oggi ti dicono che ti votano, domani chissà?».