Alla New York Fashion Week del 2014, Carrie Hammer catturò l’attenzione con la sua collezione, che per la prima volta ha portato la disabilità in passerella.

Role Models not Runway Models, questo il titolo della collezione. Il titolo si spiega da sé, l’intento della Hammer è di stravolgere il tradizionale concetto di modella e mostrare i suoi abiti facendoli indossare a donne d’affari, donne dalle fisicità diverse e soprattutto, per la prima volta, una donna in sedia a rotelle.

Anche se non ci fa piacere sentirlo, sono passati ormai 8 anni dal 2014, e di strada se n’è fatta. Il mondo della moda negli ultimi anni si è aperto più che mai a nuovi veicoli per raggiungere il pubblico e farsi conoscere, trovando nella denuncia sociale un’alleata perfetta. Fare critica ai giorni nostri è sempre una manovra delicata, non si sa mai chi ne rimarrà offeso o chi condividerà il messaggio, ma a prescindere dall’intento, fare denuncia in passerella ha un peso maggiore di altre modalità.

La moda è sempre stata un settore notoriamente spietato, cinico e decisamente esclusivo. La scelta di Carrie di aprire le porte della Fashion Week a tante donne diverse, al tempo, è stata storica. L’ingresso in passerella della psicologa Danielle Sheypuk, in sedia a rotelle, ha alimentato la curiosità di tutti verso questa collezione e verso la stilista. “La mia sedia a rotelle è solo una parte del mio corpo – un’estensione di me – e io sono l’obiettivo principale, non la sedia”, commenta Danielle.

Nei mesi che seguirono la New York Fashion Week le attenzioni non scemarono, tanto che Forbes inserì Carrie Hammer tra i 30 under 30, lista di 30 giovani di successo sotto i 30 anni, che in un modo o nell’altro hanno influenzato il loro campo. Con la sua collezione la Hammer si è guadagnata un posto in lista. “La sfilata è stata un passo per invertire la tendenza, quindi speriamo di iniziare a vedere modelli che rappresentano meglio uno spaccato di tutte le donne” ha dichiarato a The Guardian.

Ancora una volta viene ribadito che è l’abito che si adatta al corpo, non il contrario.

Serena Baiocco

Seguici su Metropolitan Magazine