Negli Stati Uniti sempre più genitori si stanno opponendo alla presenza nelle scuole di alcuni libri, continua il fenomeno della cancel culture, letteralmente la “cultura dell’eliminazione”, tramite la quale opere e persone ritenute pericolose, tossiche o che hanno fatto scandalo, vengono private della loro risonanza mediatica.

Lo scrittore e giornalista Jonny Diamond lo chiama “neo-puritanesimo”, e sta diventando sempre più strano ed allarmante. È giusto eliminare?

Lo scenario è molto orwelliano, con tutte queste censure. Ma qual è il punto dei genitori americani? Chiedono che a scuola non circolino più determinati libri, quelli di cui in realtà, a scuola, si dovrebbe parlare ampiamente. Di solito infatti questi libri riguardano temi delicati o comunque complicati, a proposito di tematiche LGBTQ+, razzismo e sessualità. Il turbamento dei genitori è il turbamento dei loro ragazzi: non vogliono che i loro figli vengano accompagnati nelle ore di lezione da libri che si chiamano, per dirne una, Questo libro è gay di Juno Dawson. E perché no? Tanto i vostri figli hanno TikTok, vorremmo dirgli, e su certe piattaforme trovi tutto (ma proprio tutto) ciò che vuoi, a prescindere dai libri che ti propinano a scuola. Vabe. Avanti.

Il New York Times si appella a questo fenomeno usando il termine parental control, che per carità, di per sé non è un concetto sbagliato. Non stiamo parlando, però, di libri che si trovano dentro le case, qui si parla di libri di scuola. Il che vuol dire che la presa di posizione dei genitori va in diretto contrasto con le decisioni degli insegnanti che mettono determinati testi nei loro programmi. Ma quali sono questi libri proibiti?

Ne abbiamo già citato uno, ma ce ne sono vari. L’occhio più azzurro e Amatissima, del premio Nobel Toni Morrison, la graphic novel MAUS di Art Spiegelman e, tra i titoli più rinomati, Il buio oltre la siepe di Harper Lee. Che sarebbe come togliere a noi, che so, il programma su Italo Calvino.

Povero corpo docenti e bibliotecari scolastici, che adesso vi ritroverete in tribunale. Molte famiglie stanno decidendo di sporgere denuncia contro le scuole e battersi per bandire questi titoli dall’offerta formativa. Ci hanno già provato in molti: ci sono stati già più di 300 tentativi di portare avanti questo caso, fino a questo momento tutti falliti.

La cancel culture è un fenomeno davvero ambiguo. Ma veritiero, dato che riflette l’ipocrisia della società che abitiamo alla perfezione: il paradosso è che parliamo di liberazione, di importanza delle scelte, ognuno è indipendente e in grado di scegliere per sé, siamo individualisti, siamo individui. Poi qualcuno fa sparire dei libri dalla faccia della terra e nessuno se ne accorge. Titoli magari anche controversi, ma che adesso non esistono più. Sono proibiti. Sono cancellati.

La libertà dov’è?

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