Giuseppe Conte non può essere il leader del Movimento Cinque Stelle. A stabilirlo una sentenza del tribunale di Napoli, con la quale sono state annullate le due delibere di modifica dello statuto grillino e si nominava l’ex premier alla del partito. Il motivo sarebbe il mancato raggiungimento del quorum nella votazione.
La crisi era già scritta nelle stelle
Non fa un bell’effetto vedere Giuseppe Conte, avvocato civilista, protagonista di uno scivolone del genere. Egli infatti, è stato sospeso dal vertice del Movimento Cinque Stelle dal Tribunale di Napoli per un errore all’interno dello statuto del partito. Benché tale gruppo sia in preda a una crisi che pare irreversibile, e un evento del genere non desti chissà quale scandalo, la domanda che sorge spontanea agli elettori, è perché la Magistratura debba impicciarsi in affari che non la riguardano. Sembra strano che sia tale autorità giudiziaria a dover decidere chi può e chi non può ricoprire la carica di capo partito.
Una pagina buia per la storia del M5s, anzi per politica italiana, o meglio ancora per Repubblica italiana. E siccome non c’è due senza tre, oltre alla destituzione di Conte e al commento del comico Grillo secondo cui “le sentenze vanno rispettate”, si aggiungono i problemi derivanti dal Ministro pentastellato Di Maio. Egli, dopo aver battibeccato con l’ex avvocato premier, si è dimesso dalla presidenza del Comitato di garanzia del movimento. Si tratta dell’organo che ha la funzione di sovrintendere alla corretta applicazione delle norme dello statuto. Una triste coincidenza? Forse no. Troppo difficile la situazione per restare, Luigi Di Maio ha preferito ritirarsi per riflettere, preparare una strategia e poi provare a scendere di nuovo in campo, per tentare di riscuotere più consensi di prima.
Intanto, si aprono due ipotesi opposte ma entrambe accreditate per quanto riguarda il futuro del centro sinistra. Infatti, di questo caos pentastellato ne potrebbe godere il Partito Democratico, guadagnando i voti di coloro che non sostengono più il Movimento 5 stelle. Tuttavia, si può supporre anche l’inverso, ovvero che il PD sia preoccupato poiché non può più ottenere un appoggio dal Movimento 5 Stelle, che ormai, è in preda alla dissoluzione.
Michela Foglia
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