Membro del pool di Mani pulite, a trent’anni da quell’inchiesta, Piercamillo Davigo viene processato per rivelazione del segreto d’ufficio. Il processo inizierà il 20 aprile davanti alla prima sezione del Tribunale di Brescia. Uno scherzo del destino che vede protagonista l’ex Pubblico Ministero dalla reputazione immacolata.

Non ci si può fidare più nemmeno dei giudici

Sono finiti i tempi gloriosi in cui Piercamillo Davigo veniva considerato insieme agli altri membri del pool di Mani pulite un eroe. L’ex Pubblico ministero, che si è sempre spinto oltre nelle dichiarazioni sugli indagati, è ora al centro di un’inchiesta per rivelazione del segreto d’ufficio.

In modo poco democratico, ai tempi delle inchieste di Tangentopoli, egli aveva pronunciato la famosa frase “non esistono politici innocenti, solo colpevoli non ancora scoperti”. Questa cattiveria, che a livello costituzionale si trasforma in una violazione della presunta innocenza, sembra che ora si stia ritorcendo verso di lui. In un periodo in cui il tema della Magistratura è d’attualità, sorge spontaneo domandarsi come mai non si inquisiscono mai i magistrati. Le opzioni sono due, o sono santi, oppure i membri della stessa categoria insabbiano a vicenda i loro peccati.

Nel periodo delle inchieste di Mani pulite, Bettino Craxi aveva profetizzato eventi come questi. L’ex leader socialista aveva infatti presagito un giorno del giudizio, in cui “i giudici si arresteranno tra loro”. Chissà se questa ipotesi si materializzerà. Intanto noi, pur non essendo parte di alcun organo giurisdizionale, cerchiamo di aderire all’articolo 27 della nostra Costituzione. L’imputato non è colpevole fino a condanna definitiva. E ci aspettiamo che Davigo sia innocente, perché la Magistratura non ha bisogno di ulteriori ombre.

Michela Foglia

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