Voleva studiare agraria all’università di Perugia, ma a rubare le sue braccia all’agricoltura, ci pensò suo padre Vittorio, che lo portò con se a fare l’attrezzista in teatro. Lo stesso che lo mandò a fare il barista dopo essere stato rimandato in latino e greco. Bello e scultoreo, sorprende tutti quando dice che ama zappare e seminare, e nella sua casa in Maremma, guida anche i trattori. Alessandro Gassman non ha una inclinazione per innesti e potature, ma “una fascinazione e un innamoramento totale per la natura“.

Ha imparato i segreti per avvicinare gli animali selvatici, come un cacciatore provetto resta immobile, così da avvicinarsi indisturbato a faine, volpi, faggiani. Ne è nato un libro (edito da Piemme) che si intitola Io e i #Green Heroes. Dedicato a sua madre, l’attrice francese Juliette Mayniel, figlia di contadini francesi, lei è anche capace di mungere. Lui, un Jack London metropolitano, un Dio greco cresciuto a Velletri. Dove in una grande villa, con suetudine si riunivano gli amici di famiglia. Tra il verde incontaminato ha inizio il sodalizio artistico con Gianmarco Tognazzi. Due abitanti della natura. Ma con un approccio diverso: quest’ultimo era terrorizzato dagli animali. I due attori, erano in case vicine nella campagna romana. In una lotta a chi le ingrandiva di più. I rapporti di buon vicinato erano rafforzati dall’amicizia, e dalle indimenticabili tavolate imbandite da Ugo Tognazzi. La goduria mangiereccia e i profumi, attiravano i ragazzi Gassmann a pochi passi di distanza. Cresciuti a più sane alimentazioni, piscina e due fette di pane.

Anche Alessandro grida “Vai cavallina

Il volto un po’ segnato di rughe che non dispiacciono, il fisico allenato da sport, ma in cui prevale la grazia. La stessa di cui il papà fu fiero maestro. Chissà se il cinema fu tentazione per Alessandro Gassman, o un normale passaggio di consegne, una vocazione tramandata. E per guadagnare due lire cominciò a fare anche il modello e il dj. Per sua madre era un “ragazzino selvaggio”, in onore al film di Truffaut, e al suo protagonista. Giovanissimo, girava in vespa per i Parioli, o lo si poteva trovare al baretto di La Storta, a Roma nord. Uno come tanti. Uno che la sera, però, rientrava a casa Gassman.

lo stesso tocco brizzolato del papà, che lascerà in mostra; quella timidezza ridicola sapientemente nascosta dalla saggezza; la voce calda con una goccia d’amaro, e l’espressione seria in tutto ciò che fa. Ha prestato la sua figura possente alle pagine patinate di un calendario. Una mossa inaspettata, forse, per un degno teatrante. Alessandro ha sempre continuato a preferire Shakespeare agli addominali, il teatro di Pasolini ai bicipiti. Ma quelle foto in bianco e nero, sugli scogli, spiaggiato come Poseidone, recitavano quanto una Divina Commedia. Tra quella Odissea di curve oliate, il suo fisico color avorio fa rima con ‘figlio di Vittorio‘. E questo basta per riportarlo alla realtà; al set cinematografico, per cui lui è nato. Un vero rapporto fisico, fu con suo padre: “Facevamo la lotta, giocavamo a tennis, e le gare di nuoto”. Un segreto sul Mattatore del cinema: “Non sapeva guidare“. Questa, l’ultima verità sul divo de “Il sorpasso“, quel Bruno Cortona poco green: “Na festa campagnola. Il twist a la burina […] anvedi quello cor cappello che articolo, magari s’è già fatto otto ore de zappa”.

Gassman si diventa

Non è passato molto da quando Alessandro Gassman invitò i romani a prendere scopa e paletta per ripulire la strada, il quartiere, e migliorare il decoro della città. Lui diede per primo l’esempio. Basta aprire il suo profilo Twitter per vederlo attivo, indomito cavaliere, paladino di ‘verdi’ speranze. Un esercito di ‘eroi’ al suo stuolo. Giovani, volonterosi, comuni cittadini, vincitori ogni giorno di una battaglia, spesso anonima, per difendere e migliorare la natura. Come dice Alessandro, in ogni suo post “Buonanotte, e Buongiorno, terrestri“.

Federica De Candia. Seguiteci su MMI e Metropolitan Cinema