La guerra ha sempre dei precedenti. Lo dimostra la politica del Presidente Putin, che da anni offre una versione della storia particolare, che fa leva sul nazionalismo. Un’opera di propaganda volta a giustificare le mosse russe. Se dopo il crollo del Muro di Berlino si voleva diffondere la democrazia in tutti gli Stati, adesso la Russia mostra in modo dirompente tutta la forza del suo potere autoritario, mostrando il fallimento di tale volontà. Un sistema sfociato in un conflitto perché nutrito per lunghi anni di narrazioni false davanti agli occhi di un mondo incapace di reagire.

Perché il mondo non ha reagito di fronte agli ideali di guerra?

Con la caduta del comunismo si è tentato di esportare la democrazia nel mondo, dimenticandosi che una forma di governo nasce e si consolida nel corso del tempo. La forma mentis di un popolo non può essere cambiata da un giorno all’altro. Infatti, già nel 2014, la Russia era stata esclusa dal G8 per i suoi atteggiamenti nei confronti dell’Ucraina, appunto, poco democratici.

Il professor Giulio Tremonti ha fatto riferimento a questi eventi in un’intervista recente. La sua opinione è che il problema non sia stata la volontà dell’Ucraina di entrare nella Nato, quanto l’eventualità che si stipulassero degli accordi commerciali tra l’Unione Europea e l’Ucraina. Ciò avrebbe provocato la possibile esportazione della democrazia nel territorio russo, avvenimento che avrebbe tolto potere al Cremlino.

In questi anni di presidenza putiniana, si è esportato di tutto tranne che la democrazia. Gli eventi storici hanno subito una modifica a sostegno dei suoi ideali, da cui l’Europa e gli USA non si sono lasciati abbindolare, anche se la situazione è stata sottovalutata. L’idea di un’Ucraina vicina agli ideali democratici dell’Occidente ha spaventato Putin, terrorizzato dall’idea che un governo del popolo si possa realizzare anche in Russia.

Michela Foglia

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