Ricorre la festa della donna e noi vogliamo ricordare tutte le donne vittime di femminicidio. Le donne vittime di violenza. Donne calpestate, fiori recisi. Quasi sempre per mano di partner o ex. Dall’1 gennaio al 27 febbraio sono state uccise 11 donne, 10 in ambito di relazione familiare/affettivi, 6 per mano di ex o partner. Nel corso del 2021 gli omicidi sono stati 118 sono donne, di cui 102 assassinate in ambito familiare/affettivo ed in particolare 70 per mano del partner o ex partner”. Lo rivela il report sugli “Omicidi volontari” curato dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale.
Le vittime di femminicidio
Una scia che si allunga e non accenna ad arrestarsi. Continua purtroppo a crescere l’elenco di donne che muoiono. Pensiamo alle vittime più recenti. Lo scorso 2 marzo è morta per mano del suo compagno, trucidata a coltellate Alessandra Frati, 46enne di Livorno con due figli. Il giorno prima a Pontecagnano ha perso la vita Anna Borsa, 30 anni, sparata con freddezza dal suo ex che non accettava la fine della loro relazione. Qualche giorno prima è morta, massacrata a martellate nel sonno dal marito Daniela Cadeddu, 51 anni. Simona Michelangeli è morta a Roma, la 41enne è stata letteralmente ammazzata di botte dal compagno convivente.
Queste donne e queste storie hanno alcuni tratti in comune. Sono tutte donne giovani e belle, sono tutte morte per mano dei loro compagni o ex, nessuna di loro aveva denunciato. E allora ci si trova a chiedersi perchè non si denuncia, perchè al primo campanello di allarme non si fugge.
Le donne molto spesso non denunciano per senso di colpa, non denunciano per vergogna, non denunciano perchè credono di poter gestire la situazione o che il partner violento possa cambiare. Le donne non denunciano perché manca la fiducia nelle istituzioni, perchè molto spesso le forze dell’ordine non assicurano adeguata protezione oppure troppo spesso archiviano superficialmente.
Ma perchè i femminicidi continuano ad accadere?
E’ difficile anche solo tentare di capire cosa accada nella testa di un uomo quando decide di uccidere una donna, nella maggior parte dei casi la donna che diceva di amare. Riesce altrettanto difficile pensare che si uccida per amore. Piuttosto bisognerebbe pensare che siamo di fronte a profili patologici, che molto spesso l’uccisione è preceduta da tutta una serie di comportamenti che dovrebbero mettere in allarme. Probabilmente dietro i femminicidi ci sono i germi di una cultura maschilista incapace di accettare la parità di genere, sicuramente una dose di violenza inestinguibile che si scatena contro qualsiasi forma d’indipendenza femminile, che sia sentimentale o economica. Le donne, per questi assassini, non hanno altra scelta di vita che la sottomissione. Al punto che se non si sottomettono vengono uccise. Il femminicidio accade quando l’assassino sente di non avere più potere e diventa una belva. Diventa un assassino perché non accetta che la donna, che considera di sua proprietà, si possa ribellare.
Sicuramente si potrebbero inasprire le pene per le molestie, fare in modo che i divieti di avvicinamento siano realmente rispettati, profilare il reato di stalking. Ma prima di tutto occorre che le donne denuncino, occorre una battaglia culturale e di sensibilizzazione che faccia comprendere alle donne che non sono sole con i loro carnefici. In proposito i centri antiviolenza svolgono un ruolo chiave di supporto materiale e psicologico.
Se si è vittima di violenza non occorre aspettare, bisogna immediatamente chiedere aiuto.
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