Mentre Kiev è cinta d’assedio e le bombe russe cadono su molte città dell’Ucraina, l’offensiva avanza anche sul terreno: le forze di Mosca hanno occupato le zone periferiche di Mariupol, nella parte sudorientale del Paese, ma soprattutto l’esercito russo segna un importante risultato sia sul piano pratico, sia su quello simbolico, ovvero la presa della centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Gli occupanti russi hanno infatti annunciato allo staff che l’impianto non appartiene più all’Ucraina e che d’ora in poi dovrà operare sotto il controllo di Mosca e nel rispetto delle regole di Rosatom, la società statale russa dell’energia atomica. Mosca avrebbe già inviato nel sito 11 suoi ingegneri.
Si tratta della centrale più grande d’Europa. Si trova lungo il fiume Dnepr, non distante da Dnipro, la terza città più popolosa del Paese. La questione energetica diventa così sempre più centrale nella gestione del conflitto.

Mentre il convoglio dei carri armati russi si trova ormai alle porte della periferia di Kiev, dove la paura di un attacco via terra è sempre più grande, l’esercito russo sta continuando ad attaccare – a quanto riferiscono i governatori delle regioni di Kiev e di Dontesk – anche nelle aree in cui l’Ucraina sta cercando di evacuare le persone e portare loro aiuto attraverso i corridoi. Nelle aree dove si muovono i convogli umanitari si segnalano bombardamenti costanti.
Movimenti di truppe si segnalano anche in Bielorussia (Paese confinante, alleato con la Russia) che sta inviando cinque battaglioni tattici militari al confine con l’Ucraina: il capo di stato maggiore bielorusso ha però assicurato che questo movimento non è da collegarsi a un possibile impegno diretto in un attacco all’Ucraina.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a rivolgersi alla nazione con un videomessaggio, nel quale ha detto che l’esercito russo ha subito le sue più grandi perdite da decenni, con 21 gruppi tattici dei battaglioni finora resi incapaci di combattere. A livello diplomatico la situazione si fa sempre più tesa