Giovanni Maspero, proprietario del ristorante di Como con una stella Michelin “I Tigli in Theoria” e del team di vela Azzurra, è ora sotto inchiesta della Guardia di Finanza. L’accusa è quella di aver pagato i debiti con il Fisco a rate con i soldi delle tasse evase. Da mercoledì l’imprenditore è agli arresti domiciliari, accusato di bancarotta fraudolenta per distrazione e frode fiscale.

Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Andrea Giudici si parla di “spregiudicatezza criminale dell’indagato”. Davanti al debito con il Fisco di 107 milioni di euro, l’imprenditore si sarebbe infatti limitato a proporre una transazione pari all’1%. I militari della Guardia di Finanza, coordinati dal sostituto procuratore Antonia Pavan, hanno ricostruito i versamenti a partire dal 2012 per le ritenute previdenziali e le imposte non versate. Per l’accusa l’imprenditore 57enne saldava le rate utilizzando fondi derivanti dalle nuove tasse evase.

L’inchiesta su “un modus operandi predatorio e parassitario” su Giovanni Maspero

Si era già assistito nel luglio 2021, in occasione del primo processo verbale di verifica, alla richiesta da parte della Guardia di Finanza di fornire spiegazioni sui bonifici in uscita. Maspero aveva quindi citato “ingenti risorse per investimenti sul ristorante che però non hanno prodotto gli utili attesi”, generando invece perdite importanti ripianate dagli stessi flussi finanziari.

Nell’attuale inchiesta Maspero il giudice ha evidenziato “l’attitudine dell’indagato a gestire in modo padronale la società”, senza riguardo per la società o i suoi creditori ma solo per le proprie finalità. Si parla di “una persona pericolosa non soltanto per la collettività ma anche per le sue stesse imprese e i loro creditori”, queste le parole del giudice su Maspero. Si è quindi evidenziata la necessità di una misura cautelare con la descrizione di un “modus operandi predatorio e parassitario”. Rispetto il contenuto dell’ordinanza Giuseppe Sassi, difensore di Maspero, non sembra temere per l’imputato e parla anzi della necessità di esaminare ancora gli atti prima di prendere decisioni.

Ginevra Mattei

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