La Camera affossa il presidenzialismo alla francese di Giorgia Meloni.
Oggi votiamo la madre di tutte le riforme, l’inserimento del presidenzialismo in Costituzione, per chiunque creda che la sovranità appartiene al popolo e voglia una politica capace di decidere – aveva detto prima del voto la leader di Fdi, Giorgia Meloni – E per chiunque voglia garantire governabilità, sovranità e credibilità a un governo con un forte mandato popolare. Il centrodestra voterà compatto, vediamo chi ci sta, noi partiamo dalla proposta di un semipresidenzialismo alla francese ma siamo disponibili a discutere di tutto, purché la maggioranza non voti l’emendamento soppressivo. Comunque andrà oggi si sappia che Fdi continuerà a portare avanti la propria proposta, altrimenti alle prossime elezioni chiederemo ai cittadini di esprimersi anche su questo”
Decisive, alla fine dei conti, sono risultate le assenze tra le fila del centrodestra. Gli emendamenti soppressivi, che hanno ‘affossato’ la riforma costituzionale sul presidenzialismo alla francese targata FdI sono stati approvati per non più di 33 voti di scarto
Nelle dichiarazioni a caldo post voto, Meloni non affonda il colpo e al contrario rimarca la “convergenza” del centrodestra (“il voto di oggi dimostra che noi al di là delle nostre difficoltà sulle grandi questioni fondamentali abbiamo una convergenza”), pur aggiungendo che “sul resto però bisogna vedere” e nonostante i toni usati alla vigilia (“vedremo quanti avranno il coraggio di sostenere la riforma, non ci sono più scuse”, sono state le sue parole).
Ma che dietro al voto a Montecitorio su presidenzialismo e soprattutto sull’altra riforma, la modifica della base elettiva del Senato da regionale a circoscrizionale (la Camera ha dato il primo via libera al testo Fornaro con il no atteso del centrodestra) si celino in realtà altre prospettive che riguardano la riforma del sistema di voto, secondo diversi deputati lo lascerebbe intendere la stessa Meloni, che non a caso scandisce: “Confido nella compattezza del centrodestra nel respingere una proposta di legge elettorale in senso proporzionale“.