La Giornata internazionale contro l’omofobia, bifobia e transfobia cade oggi, il 17 maggio, una data convenzionale ma anche storica per il mondo LGBTI. Quel giorno nel 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità rimuoveva l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie. Si celebra in Europa ogni anno ufficialmente dal 2007 quale momento di riflessione e azione per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale.

Le date sono simboliche ma la lotta contro l’omofobia trova la sua forza nella quotidianità

Le date sono simboliche e servono a ricordare un evento, tuttavia una lotta è tale solo se l’impegno trova la forza e la costanza nella quotidianità. Dobbiamo parlarne oggi ma mettere in pratica queste parole tutte le volte che assistiamo ad una forma di discriminazione nei confronti delle persone lgbtiq.

Come ogni ingiustizia, le discriminazioni sono tali non solo quando sono eclatanti ed immediatamente riconoscibili. Esse – facendo leva sull’ignoranza – si intersecano tra le parole e tra i messaggi equivoci o equivocabili. Si nascondono sotto da quel finto perbenismo che vorrebbe dire senza dire.

Una giornata contro l’omofobia in cui ricordare che le discriminazioni si annidano negli stereotipi

Si possono cambiare le abitudini e i modi di fare, ma quelli di pensare sono duri a morire. Fin dall’infanzia siamo abituati a proiettare su noi stessi e sugli altri etichette e modelli sanciti da una tradizione che ci vuole collocare a tutti i costi in un ruolo ben definito. Dalla scelta dei giochi per bambini o bambine, dei colori, degli abiti fino alle figure professionali sui cui costruire una carriera lavorativa. Perché così è più semplice, la visione binaria facilita i compiti e li assegna in modo categorico. Non siamo abituati alla fluidità. Forse perché non siamo abituati alla complessità?

Nonostante gli show televisivi queer, le serie tv o i libri – a volte anche quelli scolastici – stiano facendo un ottimo lavoro per creare un nuovo immaginario inclusivo, ancora oggi per una persona trans è complicato modificare i propri dati sui documenti, processo lungo e macchinoso che richiede diverse udienze in tribunale.

Condannare un atteggiamento omofobo è un punto di partenza per una società inclusiva

Al contempo non siamo abituati a prendere una posizione netta sulla questione. Spesso quando si parla di libertà dell’orientamento sessuale si usano parole poco chiare, ridotte a slogan vuoti come ‘’la libertà di essere se stessi’’. Sicuramente un bel messaggio ma dov’è la condanna alla discriminazione? Condannare un atteggiamento omofobo, una violenza, dovrebbe essere garantito a tutti e a tutte. In Italia ad esempio non c’è ancora una legge che garantisca un finanziamento organico per case rifugio per persone vittime di violenza omolesbobitransforbica.

E quanta violenza mediatica si è espressa contro le persone lgbtqia+ durante tutto il dibattito pubblico inerente alla legge Zan, dentro e fuori il parlamento? La violenza omolesbobitransfobica che viviamo è una violenza sistemica. Produce esclusione sociale. E’ una violenza fisica e psicologica e come tale va fermata.

Alessia Ceci