È terminato il processo per diffamazione di Depp contro Heard, in cui si sono accusati vicendevolmente di abusi e violenza domestica. L’attore è stato assolto ma come hanno detto molti media: siamo noi quelli non assolti. Per mesi abbiamo assistito, quasi partecipando, al processo con la stessa intensità e goliardia con cui si segue una partita di calcio. Il derby terrificante in cui alla gogna sono stati messi gli equilibri mentali di due persone. Che esse siano Johnny Depp e Amber Heard, non ci autorizzava a una speculazione spaventosa sulla vita di due persone irrisolte, come loro. 

Abbiamo partecipato al processo con una rabbia collettiva e un’enfasi, che ha superato il nostro sentito interesse su altre numerose vicende di cui già sembra ci siamo annoiati. Tra il 4 aprile e il 16 maggio, il processo di Johnny Depp e Amber Heard, sembra aver ottenuto più interazione social rispetto a contenuti sulla guerra in Ucraina. Non è anche questo un processo alla negligenza, in cui incolparci, ma la considerazione di come sia possibile rendere grottesco un processo, sentendoci giudici morali e consapevoli. Hanno fatto ridere i meme di ogni tipologia, ma come si può demolire la reputazione di due persone instabili a dispetto di una convinzione mondana e fallace di ciò che crediamo di vedere?

Oltre lo show, il processo Depp contro Heard 

A seconda della fazione d’appartenenza, milioni di persone nel mondo hanno reso il dibattimento trasmesso in live streaming da Fairfax, Virginia, una guerra per procura, di posizioni e convinzioni. E in cui il palco (c’è praticamente da chiamare così, vista la portata) in cui si giudicava l’assoluzione e la verità erano pur sempre Facebook, Tiktok e Reddit. Abbiamo seguito il processo come una serie tv di cui aspettavamo con fame le prossime puntate: il talk show macabro che ci rendeva più incuriositi e soddisfatti dell’ultima stagione di Stranger Think. 

Quel che certo è che, a prescindere dall’esito del giudice, il nostro processo mediatico avrebbe comunque avuto lo stesso verdetto: Amber Heard è colpevole, Johnny Depp è un martire. Colpevole o meno, psicopatica o sana, l’indignazione furiosa verso la sua posizione non muta. Quel che conferma il processo mediatico più seguito degli ultimi tempi è l’assenza totale di contestualizzazione, a vantaggio di un’idolatria che domina il pensiero critico. Eppure c’è una considerazione di cui forse non ci siamo resi conto: oltre lo show, il processo tra Johnny Depp e Amber Heard era reale.