Dopo 41 anni dall’attentato, è ora libero l’uomo che tentò di uccidere il 40° Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. Per John Hinckley Jr., colui che sparò, l’attentato sarebbe stato un modo per fare colpo sull’attrice Jodie Foster, della quale il ragazzo era follemente innamorato.

L’attentato alla vita di Reagan

John Warnock Hinckley Jr. è un criminale statunitense, originario del Texas, noto per aver tentato di assassinare il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan durante discorso di quest’ultimo a Washington il 30 marzo del 1981. Nel 1976 il giovane attentatore vide per la prima volta l’attrice Jodie Foster nella pellicola di Martin Scorsese “Taxi driver” e ne rimase subito affascinato. L’attrice lo colpì tanto che Hinckley iniziò a nutrire nei suoi confronti un amore narcisistico ed erotomane che arrivò a veri episodi di stalking nei confronti della Foster. Dopodiché sembrerebbe quindi che Hinckley iniziò a informarsi su Lee Harvey Oswald, il presunto assassino di John Kennedy, e a seguire passo passo la campagna presidenziale tra Jimmy Carter e Ronald Reagan poiché il suo obiettivo era quello di emulare l’assassinio di Kennedy.

Il 30 marzo 1981 Ronald Reagan si recò al Washington Hilton Hotel peer tenere, come da programma, un discorso sindacale. Alle 14:27 Reagan uscì dall’hotel scortato dai suoi agenti e accolto dalla folla di giornalisti e persone che attendevano di vedere uscire il Presidente per salutarlo. E fu allora, proprio mentre Reagan salutava i cittadini, che il giovane texano John Hinckley Jr. sparò in meno di 5 secondi 7 colpi calibro 22 contro il Presidente e la sua scorta. Reagan fu prontamente accompagnato nella sua limousine dall’agente Jerry Parr, mentre uno dei proiettili rimbalzò sull’armatura blindata colpendo il presidente al braccio sinistro, perforandogli un polmone e arrestandosi a soli 25 millimetri dal cuore. Dai colpi sparati vennero feriti anche il portavoce della Casa Bianca James Brady, a cui le lesioni procurarono la paralisi della metà del corpo e lo costrinsero alla sedia a rotelle fino alla morte avvenuta nel 2014, l’ufficiale di Polizia Thomas Delahanty e l’agente Timothy McCarthy. Il resto della scorta provvide a fermare l’attentatore, sottraendolo ad un possibile linciaggio da parte della folla. Il presidente fu quindi condotto al Washington University Hospital, dove fu operato d’urgenza e dal quale fu poi dimesso il 21 aprile. In sala operatoria, subito prima dell’intervento, si dice che Reagan si tolse la maschera dell’ossigeno per rivolgere ai medici la battuta: “Spero siate tutti repubblicani”. Più tardi alla moglie Nancy Reagan, sempre ironizzando sull’accaduto, disse: “Tesoro, ho dimenticato di accovacciarmi”. Se Reagan fosse morto nell’attentato, l’allora vicepresidente George H.W. Bush sarebbe diventato Presidente degli Stati Uniti.

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Scena del tentato assassinio a Reagan qualche istante dopo la sparatoria

Il processo

Il processo iniziò l’anno successivo, nel 1982, con tredici capi d’accusa pendenti su Hinckley. La difesa, con l’ausilio delle perizie psichiatriche, sostenne che Hinckley era malato di mente; mentre l’accusa invece sostenne al contrario che il ragazzo era lucido e sano di mente. Il processo si concluse il 21 giugno 1982 e Hinckley fu però riconosciuto non colpevole per incapacità di intendere e volere e venne fatto rinchiudere al St. Elizabeths Hospital, un manicomio criminale di Washington D.C.. Nell’opinione pubblica però il verdetto suscitò sconcerto e indignazione. Un sondaggio della ABC rivelò che l’83% degli intervistati era del pensiero che giustizia non era stata fatta. Le contestazioni suscitate furono talmente tante che portarono il Congresso degli Stati Uniti e alcuni Stati a riscrivere le leggi in materia di imputabilità. Stati come Idaho, Kansas, Montana e Utah hanno addirittura abolito del tutto la legge.

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John Hinckley Jr.

Rinchiuso nel manicomio criminale St. Elizabeths, Hinckley dichiarò che la sparatoria “è stata la più grande offerta di amore nella storia del mondo” e anzi rimase profondamente deluso dal fatto che Jodie Foster non ricambiasse i suoi sentimenti. Dopo essere stato rinchiuso, i test ai quali fu sottoposto confermarono il verdetto emesso a conclusione del processo, dimostrando quanto Hinckley fosse un uomo pericoloso per se stesso, per l’attrice e per altre persone. Continuò quindi la sua permanenza nel manicomio criminale passando le sue giornate, come dichiarò lui stesso in un’intervista rilasciata nel 1983, a vedere la propria terapista, suonare la chitarra, ascoltare musica, guardare la TV e prendere farmaci.

Nel 1999 gli fu concesso di lasciare l’ospedale per visite sorvegliate con i genitori, mentre dal 2000 gli fu concesso un periodo di visite più lungo. Questi privilegi gli furono tolti quando venne riscontrato che la sua ossessione per Jodie Foster era ancora presente. Dal 2004 si tennero quindi varie udienze per valutare la sua pericolosità, se fosse in grado di avere un normale rapporto con una donna e fosse un pericolo per la società. Nel 2005 un giudice federale concesse delle visite, sotto il controllo dei genitori, al di fuori dell’area di Washington D.C., convenendo insieme ad alcuni esperti governativi che la sua depressione e psicosi fossero in fase di recupero. Ma il 6 giugno 2007 il giudice distrettuale degli Stati Uniti Paul L. Friedman ha negato la richiesta sostenendo che Hinckley non fosse ancora da considerare guarito. Quasi 10 anni dopo, il 10 settembre 2016, Hinckley è stato rilasciato dall’ospedale psichiatrico Saint Elizabeth di Washington avendo, secondo il giudice federale, completato il suo percorso di riabilitazione. John Hinckley ottenne quindi la libertà di vivere con la madre, morta proprio lo scorso anno, nella sua abitazione a Williamsburg (in Virginia), senza poter però parlare con i giornalisti o allontanarsi di più di 50 km dalla sua residenza.

“Finalmente libero!” l’uomo che tentò di uccidere il Presidente Reagan

John Hinckley Jr., per sempre ricordato come l’uomo che tentò di uccidere il Presidente Reagan, è oggi un uomo completamente libero. Lo ha deciso lo stesso giudice distrettuale Paul Friedman, il quale ha disposto il rilascio oggi, 16 giugno 2022. “Dopo 41 anni, due mesi e quindici giorni, finalmente libero!” ha scritto su Twitter Hinckley. Il giudice aveva in verità approvato già a settembre un accordo raggiunto tra il dipartimento Giustizia e lo stesso detenuto sulla base di un rilascio senza condizioni e senza restrizioni. La Ronald Reagan Presidential Foundation and Institute si era fortemente opposta al rilascio dell’attentatore, ma nulla è servito.

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L’annuncio di John Hinkley segna la fine di decenni di controlli da parte del governo Usa: d’ora in poi potrà muoversi liberamente sia nel mondo reale che in quello virtuale della realtà di internet. “Se Ronald Reagan non fosse stato il bersaglio le restrizioni sarebbero state rimosse molto, molto tempo fa” ha dichiarato il giudice fissando la data della libertà incondizionata.

Hinckley, che suona la chitarra e canta, si è già detto pronto a riprendere la sua vita in mano e già a luglio vorrebbe tenere dei concerti. In verità l’ex detenuto aveva in programma di partecipare al concerto, da tempo in programma, al Market Hotel nel quartiere di Bushwick che si sarebbe dovuto tenere il prossimo 8 luglio, L’evento è stato tuttavia cancellato per motivi di sicurezza. “Eravamo preoccupati per le nostre comunità vulnerabili” hanno indicato oggi gli organizzatori. Inizialmente il concerto aveva avuto luce verde per lanciare il forte messaggio che “i problemi della salute mentale e un passato criminale possono essere superati dopo aver passato un periodo di espiazione pagando il debito alla società”. Alla resa dei conti però è stato deciso che non valeva la pena rischiare: “Avremmo deciso diversamente se avessimo pensato che la musica era importante e trascendeva l’infamia, ma non era questo il caso” ha indicato il Market Hotel.

Ginevra Mattei

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