Elsa Morante è nata a Roma il 18 agosto del 1912, prima scrittrice donna a vincere il Premio Strega con il romanzo L’Isola di Arturo (Einaudi), è stata una delle più importanti autrici del Novecento italiano. Poetessa, saggista, romanziera, ha consegnato alla storia letteraria titoli fondamentali della letteratura italiana come Menzogna e sortilegio (Einaudi) e La Storia (Einaudi).
Dimostrò fin da giovanissima una notevole attitudine alla scrittura, cominciando a comporre poesie, fiabe e racconti che, negli anni successivi, avrebbero fatto la loro comparsa su giornali e riviste come Il Corriere dei piccoli e Oggi. Non può non accennare a quanto nel Novecento questa autrice sia stata una voce dalla forte identità e potenza espressiva, una voce popolare, disincantata e amara.
In quali termini parlare dell’eredità che Elsa Morante ha lasciato ai posteri?
«Volevo mettere nel romanzo tutto quello che allora mi tormentava, tutta la mia vita, che era una giovane vita, ma una vita intimamente drammatica».
In quest’ottica, l’autrice si impone di “sintetizzare” nella sua opera la narrazione realistica quanto psicologica propria dell’Ottocento, realizzando così un testo ricco di personaggi, situazioni e drammi familiari che non poté passare inosservato sulla scena degli anni Quaranta, in pieno Neorealismo.
Dalle sue carte emerge infatti l’ambizione giovanile: «Ero convinta che il romanzo, come lo si intendeva nell’Ottocento, era in agonia. Allora, io ho voluto fare quello che per i poemi cavallereschi ha fatto Ariosto: scrivere l’ultimo e uccidere il genere», come si chiudesse un’era. Inoltre, come scrisse il celebre critico Cesare Garboli, non è da sottovalutare la tecnica di scrittura di Morante: «esotica e familiare, naturale ed iperbolica, che non lascia intravedere modelli… Sarebbe impossibile inquadrarla nei soliti disegni, nelle organizzazioni manualistiche della letteratura».
L’isola di Arturo di Elsa Morante
Menzogna e Sortilegio è il romanzo di esordio, tuttavia è con l’Isola di Arturo che Elsa Morante viene realmente accolta da critica e pubblico, a tal punto da vincere il Premio Strega. Pubblicato nel 1957, il romanzo è una storia di formazione, ma è anche molto di più. L’autrice caratterizza con acume la psicologia dei personaggi, soprattutto del protagonista Arturo. Il romanzo racconta di un ragazzo, orfano di madre, il cui mondo finisce ai confini dell’isola. Tutto ciò che si colloca oltre lo conosce solo attraverso i libri e gli atlanti che usa per immaginare i viaggi che farà un giorno, in terre che, per il momento, rimangono mitologiche.
Allo stesso modo, Arturo ha sviluppato un’idolatria nei confronti del padre, che vede raramente perché spesso in viaggio. Il ragazzino ho imparato a immaginarsi il padre come un eroe tra i più grandi che abbiano mai messo piede sulla terra, un’illusione che non può aver altra vita se non breve. Tra prime pulsioni amorose, gelosie fraterne, un padre assente, omosessualità malcelate e segreti inconfessabili, il romanzo è la storia di una catena di eventi che spingeranno Arturo fuori dal candore dell’infanzia, portandolo a lasciare l’Isola.
Poetica
In tutti i romanzi di Elsa Morante, anche nei due ultimi lavori La Storia (1974) e Aracoeli (1982), emerge una visione della realtà definita da due categorie di persone. Ci sono gli Infelici – Molti contrapposti ai Felici – Pochi, portatori di rivolta e bellezza. Secondo la scrittrice nel linguaggio poetico esistono strumenti per combattere la frenesia e prepotenza della vita quotidiana, perché l’arte deve servire a questo: impedire la disgregazione della realtà e ridefinire i confini di quella nella quale si vuole vivere.
I suoi scritti sono modellati sulle esperienze autobiografiche dell’autrice e sulle vicende biografiche dei protagonisti, che diventano strumento narrativo per delineare la strada da percorrere. In particolar modo è indagato l’affacciarsi dei ragazzi alla vita adulta e l’amore, che è presente sì ma come necessità di colmare un vuoto affettivo più che come attaccamento sincero per un’altra persona. Obiettivo ultimo e ancora più nobile di Morante è infine narrare la storia dal punto di vista degli ultimi, di chi subisce le decisioni dei potenti e le cui tragedie personali non trovano posto nel racconto della Storia ufficiale.
Alessia Ceci
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