Sono stati espulsi dall’Albania tutti i diplomatici dell’ambasciata d’Iran a Tirana a seguito della denuncia del governo, che li avrebbe accusati di aver perpetrato un attacco informatico contro il paese: “lasciate l’Albania entro 24 ore”. Oggi l’ambasciata del paese mediorientale è completamente deserta. L’accusa è successiva alle indagini durate circa un mese che hanno coinvolto anche FBI, Microsoft e Mandiant, azienda di cybersicurezza esperta in consulenze internazionali. Ci sarebbe un gruppo iraniano dietro il massiccio attacco informatico perpetrato ai danni della capitale albanese lo scorso 15 luglio, che aveva immobilizzato la capitale. E’ la prima volta in assoluto che un paese rompe con un altro a causa di un cyberattacco. Causa dell’attacco, la protezione che Tirana avrebbe accordato ai Mujaheddin del popolo, organizzazione di dissidenti avversi al regime teocratico.
Il primo attacco informatico a scatenare una crisi internazionale: l’Albania espelle i diplomatici dell’Iran; possibili ulteriori ritorsioni?
L’ultimatum del governo albanese è arrivato durante la visita di Sergio Mattarella nella capitale del paese balcanico. Una mossa inaspettata che però concretizza una realtà solamente immaginata, quella degli intrighi e degli attacchi cybernetici di massa di stato contro stato. Se la causa dell’espulsione è una novità assoluta a livello globale, non erano invece inaspettate le tensioni tra i due stati: già due anni fa Tirana aveva espulso quattro diplomatici iraniani accusati di spionaggio. L’attacco sarebbe stato una ritorsione, stando ai dati pubblicati su Telegram da Homeland Justice, gruppo di hacker dietro l’ingente operazione informatica offensiva, dovuta all’accoglienza e la protezione accordata dall’Albania a un gruppo di dissidenti del regime iraniano.
Per Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, l’attacco “ha ignorato le norme di comportamento responsabile nel cyberspazio in tempo di pace“. Si apre quindi una crisi diplomatica che potrebbe, dato il contesto geopolitico odierno, rendere ancora più complesso il “mantenimento della pace” in scenari solo apparentemente alieni al conflitto. Stando ad alcuni osservatori internazionali, è da molto tempo che il governo iraniano prova a infiltrarsi nel contesto balcanico. Il tramite sarebbe il pressing sul fattore islamico, procedendo in un processo di radicalizzazione e indottrinamento estremista. Nel 2020 l’ayatollah Khamenei si era già lanciato contro il “piccolo e sinistro governo in Europa”, riferendosi all’Albania. Adesso l’Iran si dice completamente estraneo all’attacco ma minaccia ritorsioni. Una tensione, questa, che non andrebbe assolutamente sottovalutata.
Alberto Alessi
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