L’essere umano ha una natura contorta composta di sentimenti che combattono per avere la supremazia.
Noi a volte ne siamo vittime a volte artefici. La presunzione è una di queste, l’assoluta certezza in Noi stessi e nelle nostre convinzioni. Come la storia. La storia non è oggettiva ma soggettiva. Vive di maggioranza. E ve lo dice uno che si è trovato a discutere con professori su date, eventi o nomi dati per certo ma che in sintesi hanno vinto per il numero di adepti. La storia sono le tracce umane lasciate da Noi, umili animali, su questa Terra. La presunzione che la storia è semplicemente quella riportata su un libro è sbagliata. Un evento è raccontato da più occhi, bocche e orecchie e solo il buon senso può portarci vicino alla verità. Ho letto libri sulla scoperta dell’America, sugli Ebrei, sulle persecuzioni ai Cristiani, sul Nazismo e in ognuno di questi libri si ripeteva una certa soggettività dell’autore. Perchè esser oggettivi e imparziali è pressochè impossibile. La storia fornisce le chiavi per comprendere al meglio ciò che ci circonda, per darci una visione, ma non sempre le porte da aprire sono quelle giuste. Questo piccolo preambolo è servito a me per introdurre il primo di una lista storica, di cui vorrei parlarvi. Non impongo il mio pensiero ma spero di potervi incuriosire abbastanza da potervi appassionare e ovviamente siete liberi di domandarmi qualsiasi cosa al quale prontamente non darò risposta! Si ha l’abitudine a ripetere i soliti nomi ovvi, come se fossero stati gli unici a scrivere la storia, ma vi assicuro che ci sono ben altri personaggi che magari non si ha l’accortezza di raccontare con enfasi come può avvenire per un Augusto o un Napoleone. Oggi vorrei iniziare parlandovi di Lucio Cornelio Silla militare e dittatore romano. Conoscitore delle lettere latine e greche, aveva un animo grande, che lo contraddistinguerà nella sua carriera prima militare, e poi politica. Nei rapporti coniugali non era stato molto onesto ma a quell’epoca era quasi un dovere tradire e innamorarsi, quasi una legge intima che non passava per scritta ma che si dava per buona attraverso il cuore. Ok magari gli sto a parar il culo e magari è bene non parla di romanticismo, non in maniera scarna almeno. Tra 30 anni tanto sarà in ogni caso estinto. Amava invece, come ogni grande uomo antico, la gloria e i piaceri ma questo non lo distoglieva dai doveri civili. Inizialmente fu privo di mezzi economici e trascorse gli anni della gioventù ai margini dei circoli politicamente più influenti di Roma. Nel 107 a.C. Silla fu nominato questore di Gaio Mario. Quest’ultimo nel 106 a.C., riuscì a prevalere e a catturare, soprattutto grazie all’abile e coraggiosa iniziativa di Silla, Giugurta, re della Numidia convincendo i familiari a tradirlo e consegnarlo ai Romani. La fama che gliene derivò gli servì da trampolino di lancio per la carriera politica, ma provocò il risentimento e la gelosia di Mario nei suoi confronti. Le gelosie ai tempi si pagavano care e non certo con messaggi di risentimento, sceneggiate napoletane, spiegazioni futili sul come si deve esser fedeli e altre cazzate che hanno accompagnato la nostra epoca al disfacimento dei rapporti. Nel 92 a.C. si assistette a un avvenimento storico per quell’epoca. La Repubblica romana e il grande Impero dei Parti vennero a contatto in modo del tutto pacifico. Un curiosità di quell’incontro fu che Silla cercò, anche in quella circostanza, di affermare la preminenza di Roma sulla Partia, sedendosi fra il rappresentante del Gran Re e il re di Cappadocia, come se desse udienza a dei vassalli. Magari non potrà apparirvi come un gesto di grandezza, ma questo è il primo piccolo passo per farvi capire che le scelte di un’epoca remota avevano una valenza tale da influire le sorti del mondo, mentre oggi, film e libri vogliono insistentemente far passare le nostre scelte come fondamentali, inserendole nella famosa teoria del caos che tanto di moda va, ovvero che alla base sta l’idea che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. Bè tranquilli, se domani decidete di non studiare, di non scopare, di non lavorare o di non leggere il saggio sull’ineguaglianza delle razze scritto da quel burlone e folle di Gobineau non scoppierà nessun cataclisma dall’altra parte del mondo. Nessun senso di colpa. Semplicemente trovo stupido paragonare le nostre scelte a quelle di un tempo e non credo ci sia da scandalizzarsi. Ma ritorniamo al nostro intrepido e coraggioso Silla. Lasciato il Medio Oriente, rientrò a Roma, dove si unì al partito degli oppositori di Gaio Mario. In quegli anni la Guerra Sociale (91-88 a.C.) era al suo culmine. L’aristocrazia romana si sentiva minacciata dalle ambizioni di Mario. Silla dal canto suo, si mise in luce come brillante e geniale stratega, eclissando sia Mario sia l’altro console Gneo Pompeo Strabone. Adesso arriva l’evento che vale un orgasmo intellettuale. Silla poco dopo assunse l’incarico dal Senato di governare la provincia d’Asia, per compiervi una nuova spedizione in Oriente e combattervi quella che poi sarebbe stata denominata la prima guerra mitridatica. Mario ormai vecchio, aveva però ancora l’ambizione di essere lui, e non Silla, a guidare l’esercito romano contro il re del Ponto, Mitridate VI e, per ottenere l’incarico, convinse il tribuno della plebe Publio Sulpicio Rufo a fare approvare una legge che sottraesse a Silla il comando, già formalmente conferitogli, della guerra contro Mitridate e lo attribuisse a lui. Anvedi sti ciarlatani. Si dice che in amore non esistono regole, e tutti combattevano per Roma la città eterna, e quando sei innamorato non ti sottometti a strategie infamanti ma compi gesti eclatanti. Appresa la notizia (non attraverso twitter come si potrebbe immaginare oggi), Silla accampato in quel momento nell’Italia meridionale, scelse le 6 legioni a lui più fedeli e, alla loro testa, si diresse verso Roma stessa. Nessun comandante, in precedenza, aveva mai osato violare con l’esercito il perimetro della città. Questa è la prima marcia su Roma. Dopo ci saranno tante copie che avranno più una valenza simbolica che altro. Lui è stato il primo a pensare a una cosa così malata e ad attuarla come fosse una gita in campagna. Immaginatevi la grande Repubblica di Roma che per secoli aveva dominato il mondo conosciuto e che nessun grande avversario aveva osato attaccare, spaventati dalla sua aura di invincibilità, che adesso viene presa di mira da un proprio “figlio” che pregno di gloria scrisse in quei giorni il proprio nome nell’immortalità. Che gesto audace! il vero concetto di thug life. Spaventati da tanta risolutezza, Mario e i suoi seguaci fuggirono dalla città. Silla vinse l’amore di Roma, ma si dice che l’amore stesso sia la più grande forma di egoismo dell’uomo. Approfittando dell’assenza di Silla, sul finire dell’87 a.C. Mario riuscì a riprendere il controllo della situazione. Con il sostegno del console Lucio Cornelio Cinna ottenne che tutte le riforme e le leggi emanate da Silla fossero dichiarate prive di validità e che lo stesso Silla fosse ufficialmente dichiarato “nemico pubblico” e costretto perciò all’esilio. Insieme, Mario e Cinna eliminarono fisicamente un gran numero di sostenitori di Silla, e furono eletti consoli per l’anno 86 a.C. Ma alla loro morte, Silla rientrò dalle sua battaglie, vittorioso, e fu nominato dittatore a tempo indeterminato: i suoi poteri comprendevano il diritto di vita e di morte, la possibilità di presentare leggi, di effettuare confische, di fondare città e colonie, di scegliere i magistrati. Silla instaurò un vero e proprio regno del terrore, mettendo al bando e dichiarando fuori legge (prima proscrizione) tutti gli oppositori politici. Dove c’è potere si incontra pure la morte. Il racconto della spada di Damocle riportatoci da Cicerone vi potrà dare una idea esauriente su cosa significhi esser padroni. Nel 79 a.C. decise di abbandonare la politica per rifugiarsi nella propria villa di campagna, con l’intento di accingersi a scrivere le proprie memorie e riflessioni. Nel suo ultimo appassionato discorso indirizzato al Senato, Silla dichiarò che costui era stato suo amante per tutta la vita, lasciando così l’assemblea scandalizzata e sgomenta. Ennesimo colpo di scena di un uomo che oramai non aveva più nulla da aggiungere alla propria vita se non le parole che gli fecero da epitaffio alla sua morte nel 78 a.C. : “Nessun amico mi ha reso servigio, nessun nemico mi ha recato offesa, che io non abbia ripagati in pieno”. Da Silla in poi la vita politica e civile dello Stato sarà condizionata dall’elemento militare: disporre di un esercito da usare contro gli avversari o contro le istituzioni, divenne l’obiettivo principale dei più ambiziosi capi politici che aspiravano al potere. Un imitatore d’eccezione prese piede, un uomo che aveva idee opposte alle sue e che riscriverà la storia di Roma e non solo: Giulio Cesare. Ma questa è un’altra storia da non raccontare…
Giacomo Tridenti