Codice Criminale, esordio alla regia di Adam Smith, si apre con l’inseguimento di una lepre nelle campagne inglesi del Gloucestershire. Alla guida dell’auto spericolata c’è Chad (Michael Fassbender) con in braccio il figlio Tyson. Accanto, Colby (Brendan Gleeson), padre di Chad. Dietro, altri membri del clan. Sì, perché i protagonisti di questa storia sono dei nomadi, degli outsider.

I Cutler sono una vera e propria comunità criminale. Vive di rapine e inseguimenti con la polizia, ma soprattutto che vive unita, compatta. Una tribù capeggiata dal patriarca Colby, predicatore rabbioso e protettore della famiglia. La sceneggiatura si sviluppa attorno al rapporto burrascoso tra genitori e figli, attraverso le generazioni. C’è quello tra Colby e Chad, reso magnificamente dallo spessore e dalla sensibilità di due attori come Gleeson (celebre per il ruolo di Alastor Moody nella saga di Harry Potter) e Fassbender (Hunger, Shame e, più recentemente, Assassin’s Creed) e quello tra Chad e il figlio Tyson (Georgie Smith), che farebbe di tutto per diventare “una leggenda” come il padre. Lo scontro tra i primi due nasce quando Colby si rende conto dell’intenzione del figlio di separarsi dal nucleo famigliare e di dare un’istruzione ai due figli, spinto soprattutto dalla moglie Kelly, interpretata dall’interessantissima attrice inglese Lindsey Marshal.

Codice Criminale: al di là di giusto o sbagliato

È sicuramente la maestria con cui il regista evita di far trasparire il suo punto di vista che colpisce e conquista lo spettatore. Non c’è giudizio nei confronti delle azioni discutibili dei protagonisti. Non c’è la noiosa e ripetitiva distinzione tra bene e male assoluto. Tutt’altro. L’attenzione è volta proprio a sottolineare come il pregiudizio viva in ciascuno dei personaggi e, di conseguenza, in ciascuno di noi. La società contemporanea vive nel sospetto e nel pregiudizio di chi sperimenta questo tipo di esistenza senza leggi, zingaresca ma, al tempo stesso, Colby dà voce a un altro tipo di pregiudizio: quello della sua comunità nei confronti del mondo esterno, del “sistema”. La sua missione è tenere unito il nucleo del clan, facendone rispettare tradizioni e regole, preservandolo dalla contaminazione del “fuori”, motivo per cui Chad, da piccolo, non viene mandato a scuola e si ritrova ad essere totalmente analfabeta.

Negli occhi di Fassbender

In Codice Criminale, prodotto da Alastair Siddons, in collaborazione con Film4 e Potboiler Production e distribuito in Italia da Videa, è facile identificarsi nelle dinamiche familiari descritte, a prescindere dal contesto malavitoso in cui sono inserite. Riuscire a emanciparsi e sganciarsi dall’autorità genitoriale, dalla gerarchia, dai valori tramandati può, in alcuni casi, arrivare a essere tragico e questo conflitto si legge benissimo negli occhi magnetici di Michael Fassbender, capace di coniugare la spregiudicatezza del criminale e la fragilità di figlio obbediente e di padre preoccupato.

Sulla colonna sonora emozionante e coinvolgente di Tom Rowlands dei The Chemical Brothers (con cui Adam Smith collabora ormai da anni), grazie al lavoro accurato e affascinante di un cast ineccepibile, che ha sperimentato la vita di un campo nomade e ha dovuto studiare l’accento serrato e il gergo di questa regione dell’Inghilterra, il film cattura lo spettatore non dando mai risposte scontate e costringendolo spesso a chiedersi da che parte stare.

Preparatevi a scoprirlo dal 28 giugno al cinema.   

Valeria Longo

https://www.youtube.com/watch?v=9e8pG_MAoLk

Videa