Papa Francesco parla ai sindacati dei sindacati. Nel suo memorabile discorso alla Cisl ha parlato delle carenze, degli errori, ma anche del ruolo chiave di un istituzione che ha ancora grandi sfide da affrontare. E grandi stagioni da vivere. A patto di non tradire il loro ruolo profetico di “vedette dei più fragili”.
Papa Francesco e il segretario della Cisl Credits: Avvenire.itL’incontro Bergoglio-Cisl in aula Nervi
Papa Francesco ha parlato dei sindacati ai sindacati. Ne ha parlato come si trattasse di francescani che hanno dimenticato quale sia il loro voto. Pecorelle che hanno smarrito la via. Così, nell’intervento in un’aula Nervi di ieri, è stato Bergoglio a fare un’analisi chirurgica e puntuale dei problemi del lavoro e dei giovani in Italia. E di cosa si può, si dovrebbe e si deve fare al riguardo.
Non c’è una buona società senza un buon sindacato, e non c’è un sindacato buono che non rinasca ogni giorno nelle periferie, che non trasformi le pietre scartate dell’economia in pietre angolari”. Papa Bergoglio
A me personalmente ha spiazzato. Perché le parole pronunciate da Papa Francesco sono quelle che ci saremmo aspettati da un politico. O da qualche segretario di un sindacato. In ogni caso, concetti che credo in tanti abbiano pensato almeno una volta negli ultimi tempi, soprattutto noi precari, o neet, o giovani disoccupati.
In primis quella frase sul mondo del lavoro:
“Quando i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione, gioia di vivere, che sono preziosi beni comuni che rendono migliore la vita economica e la pubblica felicità”
E sulle pensioni:
” una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”
Un discorso di sinistra?
Non so esattamente quale effetto abbia avuto il suo discorso sui sindacalisti, ma spero li scuota. E li spinga la dove ancora non sono riusciti, in quei luoghi dei “diritti del non ancora” in cui molti di noi abitano.
Papa Bergoglio Credits: ilfattoquotidiano.itLe parole di Papa Francesco sono state dirette. E diciamolo, “di sinistra”, qualunque cosa possa significare oggi. Dalle pensioni d’oro come “offesa al lavoro” alla funzione terapeutica del lavoro per chi è malato. A quel lavoro che non deve sfruttare i bambini e deve lasciar riposare e oziare gli anziani. Il lavoro che deve occupare soprattutto i giovani.
E poi quel sussulto “femminista”, quel “fate qualcosa” per la parità delle lavoratrici.
Per un attimo ho immaginato un leader che gli assomigliasse. E ho pensato che almeno avrei saputo chi votare alle prossime elezioni. Ma è stato un attimo. Dovrò cercare tra i politici che abbiamo a disposizione.
Le sfide dei sindacati
Papa Francesco ha fiducia nei sindacati. Probabilmente più fiducia di quei lavoratori che non ne hanno mai usufruito, almeno direttamente. Lo definisce espressione dell’amore civile, espressione impegnativa.
Per lui, l’azione sindacale ha davanti a sé due sfide epocali: la profezia e l’innovazione.
Profezia nel senso di dar voce a chi non ce l’ha, come “il povero venduto per un paio di sandali”. Nel senso di smascherare i potenti che calpestano i diritti dei lavoratori più fragili, dello straniero, degli ultimi, degli “scarti”. E anche nel senso di vigilare sui lavoratori e i loro diritti.
Innovazione nel senso di stare al passo coi tempi.
I sindacati possono e devono gestire al meglio il loro ruolo chiave. Ma c’è un ma.
In società capitalistiche rischiano di diventare troppo simili alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. “Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”.
Federica Macchia