È stato arrestato ieri il presunto killer di Andrea Rocchelli, il fotoreporter italiano ucciso il 24 maggio del 2014 a Sloviansk, in Ucraina. Come nel caso Regeni, sarebbe stato un agguato. Le autorità di Kiev volevano archiviare il caso come incidente. La “verità per Andrea”, se arriverà, non sarà dovuta a loro. Come per Giulio. Ma perché Andrea Rocchelli sarebbe stato ucciso intenzionalmente? 

credits: PiacenzaSera

L’arresto

È stato arrestato ieri a Camerino Vitaly Markiv, il miliziano che, secondo i pm della Procura di Pavia, avrebbe ucciso il giornalista italiano Andrea Rocchelli. Di origini italo-ucraine, Markiv stava infatti raggiungendo la famiglia nelle Marche.

Secondo le intercettazioni, aveva in programma di ripartire per l’Ucraina e tornare a combattere.

Markiv, sempre secondo i pm, era a capo della base dell’esercito ucraino da cui sarebbe partito l’attacco verso Andrea, il collega francese Roguelon e Andrej Mironov, l’interprete rimasto anch’esso ucciso quel giorno.

Le autorità ucraine, invece, volevano archiviare il tutto come “incidente”. 

La morte di Andrea

Andrea Rocchelli è uno dei 66 giornalisti uccisi nel 2014, secondo i dati di Reporters sans frontières, l’organizzazione non governativa a difesa della difesa della libertà di stampa nel mondo.

Il passaporto di Andrea Rocchelli ritrovato vicino al luogo dell’agguato credits: Agi.it

Non aveva ancora compiuto 31 anni quando, il 24 maggio di tre anni fa, viene ucciso mentre documentava i danni subiti dai civili a causa della guerra in Donbass.

Si trovava a Sloviansk per documentare i danni subiti dalla popolazione civile durate la guerra del Donbass. Stava solo facendo il suo lavoro. Così come l’interprete Andrej Mironov, che morirà insieme a lui, e William Roguelon, fotoreporter francese e unico sopravvissuto.

Ad ucciderlo, ad ucciderli, una granata lanciata dai miliziani della fazione ucraina separatista in un’azione “troppo articolata e lunga” per il gip Carlo Pasta, per non essere stata ordinata da chi era al comando. Ovvero Vitaly Markiv.

Ma perché Markiv voleva morti quei tre giornalisti? Cosa avevano fatto o visto?

Ancora non lo sappiamo.

Il racconto del superstite

Repubblica ricostruisce gli ultimi giorni e gli ultimi momenti della vita di Andrea Rocchelli. Secondo il quotidiano il fotoreporter viene colpito da una granata mentre fotografa un treno fermo sui binari, presidiato dall’esercito ucraino.

Un luogo, quello, in cui Andrea era stato anche nei giorni precedenti, per documentare quello che stava accadendo.

Questa ricostruzione si basa sulla testimonianza di William Roguelon, l’unico sopravvissuto, che racconta l’inizio dell’attacco:

“Andrea mi dice che quel treno serviva a impedire il passaggio dei carri armati. A quel punto vediamo un uomo in abiti civili per strada che ci dice di andare via. Ci mettiamo in fila indiana per tornare indietro, verso l’auto. Passano 5-6 secondi e sentiamo colpi di kalashnikov contro di noi. Saltiamo in un fossato (…) da lì proviamo a raggiungere nuovamente l’auto. Arrivati all’altezza della macchina aspettiamo 2-3 minuti che i soldati smettano di sparare. A quel punto, però, partono i colpi di mortaio”

Roguelon parla di un attacco lungo. E di quel terzo colpo che uccide Andrea e Andrej. La sua testimonianza sarà fondamentale per le indagini, come pure le ultime foto scattate da Andrea e ritrovate grazie alla tenacia dei genitori.

Andrea Rocchelli credits: Agi.it

Andrea Rocchelli e Giulio Regeni

Il caso di Andrea Rocchelli richiama, purtroppo, quello di Giulio Regeni. Un paragone che troviamo anche nelle parole di Alessandra Ballerini, avvocato che assiste i genitori del fotoreporter: 

“L’Ucraina ci ha inviato testimonianze inutili, il tassista mente e si contraddice. E’ stato un delitto intenzionale: loro dicono che sono giornalisti e vengono attaccati per questo. Al momento si può parlare di ostruzionismo ucraino, un muro di gomma molto simile a quello egiziano”.

La verità per Andrea che si riuscirà ad ottenere sarà merito di Roguelon, delle autorità italiane e dei genitori di Andrea. Non certo grazie alla pronta, quanto vuota, collaborazione delle autorità ucraine.

Il riferimento a Regeni riecheggia anche nelle parole del senatore Luigi Manconi che sta seguendo la vicenda Rocchelli. “Di Andrea si dice fosse temerario, imprudente, sprovveduto”, dice. “Sono gli stessi tratti biografici e caratteriali richiamati per Giulio Regeni. Ebbene entrambi erano uomini, non ragazzini, tutt’altro che temerari. Sono aggettivi che tentano di screditare queste persone e rivelano la pavidità di chi li pronuncia: parole che non ci devono fermare nella ricerca per la verità e la giustizia”.

Speriamo che in questo caso la verità arrivi davvero.

 

Federica Macchia