Super sold out il 30 giugno all’Ex Dogana, eravamo in 4000.
Tutti per vedere l’artista, il fenomeno, il ritornellaro: Coez.

Questa la firma di Silvano Albanese nelle tag da strada quando era semplicemente un adolescente come tanti. Quando in preda ai propri drammi ha iniziato a scrivere testi partendo dal bisogno di farlo, per far uscire i mostri che aveva dentro, per combattere a modo suo una vita che non sempre appare luminosa.
E’ riuscito a modellare il casino dentro di sé trasformandolo in un casino da più di 3 milioni di streaming su Spotify, guadagnandosi il titolo di Disco d’Oro digitale.
Oggi fa cantare tutta Italia, passando per radio e tv: dai fan accaniti come me che lo seguono dagli albori, fino ai fan dell’ultima ora presi dal colpo di fulmine con Faccio un casino.

 

Venerdì 30 giugno non ci ha fatto solo cantare a squarcia gola, ma ci ha soprattutto emozionati.
Il pronti, partenza, via l’hanno dato Dutch Nazari e Sick Et Simpliciter sulle note del loro Amore Povero e, improvvisando una Ali Sporche a cappella, hanno fomentato la folla pronta ad accogliere la vera star.
Giochi di luci, Banana a scratchare in console, Passerotto a scaldare la batteria, migliaia di volti puntati sul palco sotto un cielo di pioggia e palloncini colorati. Tutti sull’attenti per l’arrivo in scena del nostro eroe, che ha fatto il suo ingresso saltellando sul ritmo di Still Fenomeno.
Un tocco di meritato orgoglio per sottolineare la notevole crescita dai tempi di Fenomeno Mixtape ad oggi.
Dai toni rap aggressivi di Figlio di nessuno alle melodie pop di Faccio un casino. Crossover che inizialmente ha trovato critiche negative fra i fan.
Chi mi vuole più pop, chi mi vuole più rap ci raccontava nella sua Hangover, dichiarando nelle interviste come questo cambiamento fosse una forte crescita personale più che un cambio di rotta. La conferma l’abbiamo trovata nell’ultimo album, con canzoni che sono ben diverse dalle precedenti, più mature ed elaborate, nonostante racchiudano tutte le sfumature del suo percorso artistico.
Ad oggi sembra che anche i più critici si siano messi l’anima in pace, abbandonandosi al fascino coinvolgente delle bombe che fa uscire il nostro Coez.
Mi sono sentita dire spesso dagli amici “Ascolti questa roba?!” o addirittura “E questo chi è?” ed io, da brava seguace, li ho persuasi ad ascoltare più pezzi, a comprenderne i testi, a conoscere più a fondo la storia musicale del cantautore. Ad oggi quando metto Faccio un casino in macchina, cantano tutti.
Perché Coez o lo ami o lo odi. E se ti senti i suoi pezzi non puoi non amarlo.
Non puoi non sentirti un po’ Forever Alone; o pensare a chi ami con La musica non c’è.
Non puoi non emozionarti con E yo mamma o Ali sporche. E quando le ha cantate al concerto in mezzo ad una folla che cantava con lui, lo ammetto, una lacrima l’ho versata.
Lo seguo da quando arrivava si e no a 100.000 visualizzazioni, ero piccola, incasinata e nelle sue canzoni mi ci perdevo e ritrovavo. Sono state la colonna sonora dei momenti più importanti della mia vita, e dopo anni e mille cose, mi sono ritrovata sotto al suo palco a cantare Ma so che anche se ho le ali sporche volerò, rendendomi conto che è vero, un po’ le ali le ho spiegate.
Un’emozione fortissima, il cuore a mille e la testa in tilt. Credo addirittura di aver sbagliato qualche parola (io che li canto pure senza musica i suoi testi); ero davvero su un altro mondo.
In quel momento non avevo niente sotto ai piedi, mi ha proprio portata dove il tetto del mondo è un grosso tappeto di nuvole viola. E niente regà, è stato bello bello.

 

 

Tagliando corto con la roba troppo melensa, c’è da dire che ha fatto davvero una gran casino.
A farlo l’hanno aiutato i suoi compagni di merende: Gemitaiz e i suoi (nostri) Occhiali scuri; Gemello che tra un quadro e una lezione al liceo ci regala la sua splendida voce in Taciturnal; Niccolò Contessa, parte fondamentale della nascita e dello sviluppo dell’album; e il Brutto e stonato Lucci (che ringrazio per essersi abilmente prestato all’occhio pressante della mia fotocamera prima dello show). Quest’ultimo è amico di Silvano da prima che barba e capelli facessero a cambio posto –citando Raffaele in Un sorso d’Ipa- e, dopo averla cantata, si sono lasciati andare ad un abbraccio fraterno, mostrando il forte legame rimasto solido dai tempi dei Brokenspeakers.

 

Tempo fa ho avuto il piacere di conoscere Silvano come persone normali davanti ad una birra.
Un po’ d’ansia ce l’avevo e non parlo di emozione (ero troppo incredula per emozionarmi), piuttosto avevo paura di rimanere delusa, non volevo che mi crollasse un mito. Si sa che le persone sono migliori sotto ai riflettori e che conoscerle nella vita ‘normale’ possa farci rimanere amareggiati. E invece ho passato una bellissima serata, chiacchierando del più e del meno col ragazzo che avevo di fronte. Ho scoperto che non solo è un cantautore eccezionale, ma anche una persona come tutti noi e, come tutti noi, ha avuto i suoi casini. L’unica differenza è che ha uno spiccato talento nel trasformare quei casini in pezzi da 3 milioni di stream. Mica roba da niente mi direte. Non avete tutti i torti, ma ci tengo a dire che c’è un piccolo Coez in tutti noi che, come lui, dobbiamo solo scoprire il nostro talento e lavorarci sopra. Questo il senso intrinseco di Niente che non va: tutti abbiamo qualcosa che non va ed è proprio questo che, paradossalmente, ci rende tanto unici quanto simili. Quindi fidati, come dice Silvano: tu non hai niente che non va.

Sul finale Coez ha dedicato queste parole a tutti i suoi fan, prima di ripetere per ben tre volte in diverse salse la tanto amata Faccio un casino: “Lo sento quando vado in giro, perché comunque sono uno di quelli che continua ad andare in giro da solo, voglio continuare a stare a contatto con la mia città. E quando vado in giro sento la Mia musica che esce fuori dalle macchine e non è la cazzo di radio regà” seguito da una meritata ed energica onda di applausi. Ha ringraziato poi le radio che passano le sue canzoni “Ci supportano da sempre e ci spingono” e infine ha aggiunto “Però la nostra forza Vera noi lo sappiamo che siete voi e quindi io vi ringrazio veramente dal profondo del cuore.”

E niente, l’altra sera stavamo io, Johnny Stecchino, Rambo e altre 4000 persone all’Ex Dogana. Arriva Coez saltellando convinto che stavamo tutti li per lui. Gli si avvicina Banana e gli fa “Ma te voi levà quer gilet de jeans che non sei Kate Moss negli anni ’90! E poi guarda che questi stanno tutti qua pe me. So stati fin’ora a gridà Banana!”. E lui muto, via, a casa!

Bella SIlvà, brindo a mille di questi casini!

Cristina Bocci