Taranto: sono 27 le persone indagate dalla Questura del capoluogo ionico per mafia, scambio di voti e molto altro. Per 20 di loro è scattata la custodia cautelare in carcere. Per altri 7 gli arresti domiciliari. Coinvolti anche il sindaco di Avetrana e quello di Erchie. Una maxi operazione che ha visto impegnati 200 poliziotti. 

Credits: temioggi.it

Mafia, ma non solo. È lunghissima la lista dei reati contestati ai 27 indagati, arrestati dalla Polizia di Taranto. Dall’associazione di tipo mafioso allo scambio politico elettorale, senza tralasciare estorsione, corruzione, rapina, riciclaggio, lesioni personali, danneggiamento, detenzione illegale di armi da fuoco e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione della Polizia di Stato di Taranto aveva lo scopo di colpire un clan di mafia che voleva diventare un centro di potere. Una rete di persone che, commettendo reati diversi, voleva relazionarsi con le realtà istituzionali e con la società civile.

Come? Attraverso la sua capacità di infiltrarsi nel tessuto economico-imprenditoriale locale. E operando in diversi settori, dall’aggiudicazione di appalti pubblici alle estorsioni, dall’imposizione nelle attività di “movimento terra” al riciclaggio.

Dunque si indaga per mafia, a tanti livelli diversi. Tra gli arrestati, spiccano i nomi di tre politici e amministratori locali di tre Comuni delle province di Taranto e Brindisi. Sono Antonio Minò, sindaco di Avetrana, indagato per concorso esterno e il sindaco di Erchie Giuseppe Margheriti. Ai loro nomi si aggiunge quello di un ex consigliere di Manduria, indagato per scambio elettorale politico-mafioso.

Un centro di potere e un sistema che avrebbe quindi soggiogato tanti imprenditori locali, “semplicemente” imponendosi. Il clima di intimidazione che si sarebbe creato sarebbe bastato a convincere gli imprenditori a stare alle regole del sistema mafioso.

Sono state eseguite 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 7 arresti domiciliari.

L’ordinanza è stata emessa dal GIP del Tribunale di Lecce su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia.

Federica Macchia