Al liceo Cavour di Roma, primo in Italia a permettere la carriera alias, un ragazzo transgender ha visto violati i suoi diritti. Durante la consegna di una verifica il professore si sarebbe ripetutamente rifiutato di chiamare lo studente con il nome d’elezione “Mi ha umiliato perché mi ha chiamato più volte con il mio nome di nascita di fronte a tutti”. Il Gay Center chiede una valutazione, il Ministero verificherà.
Al liceo Cavour di Roma un ragazzo transgender umiliato dal professore
Siamo al liceo scientifico Cavour di Roma, dove Marco, un ragazzo transgender, ha visto violati i propri diritti. A raccontarlo è proprio lui insieme ad altri studenti che supportano la causa. “Quando il professore è tornato con la prima verifica di arte ho trovato il mio nome d’elezione barrato e ci aveva riscritto il mio nome alla nascita”. Per tutta risposta Marco ha mostrato al professore il regolamento scolastico secondo cui è possibile per gli studenti intraprendere la carriera alias, avendo quindi il nome di elezione, la reazione “Quando sono andato a protestare il professore mi ha urlato contro che quello che vedeva lui era una donna, ho preso il telefono per mostrargli il regolamento di scuola sulla carriera alias e lui ha detto che non gli interessava. Mi ha umiliato perché mi ha chiamato più volte con il mio nome di nascita di fronte a tutti”.
Fuori dalla scuola i ragazzi si incontrano per parlare dell’accaduto “Quando abbiamo saputo quello che è successo, prima da alcune voci e poi dal gruppo del comitato studentesco, siamo rimasti stupiti e sconvolti, perché è un nostro professore”. Secondo altre testimonianze lo stesso professore avrebbe anche avuto atteggiamenti sessisti con le ragazze. Con Marco sono tutti solidali, lo afferma il rappresentante d’istituto Emanuele Santoni “questa scuola, la nostra, ha approvato la carriera alias alla fine dell’anno scorso. La risposta dell’istituto è unita contro le discriminazioni”. Il Gay Center ha chiesto una valutazione dell’accaduto, il Ministero sembra favorevole a condurre delle verifiche.
Francesca De Fabrizio
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