Vandali alla scuola “Giovanni Falcone” di via Pensabene, al quartiere Zen di Palermo.

I vandali hanno agito nella notte. La statua del magistrato è stata decapitata. Il marmo a pezzi per terra. La testa della statua usata a mo’ di ariete per sfondare il vetro superiore della porta d’ingresso della scuola.

La testa decapitata e danneggiata (Fonte: agi.it)

Ad accorgersene questa mattina è stato un bidello, poco dopo le 7. Subito ha avvertito la direzione scolastica e la polizia.

Immediatamente sulla vicenda è stata aperta un’indagine da parte della polizia. Si tratterebbe di un atto compiuto da vandali ignoti

Il monumento distrutto (Fonte: www.tgcom24.mediaset.it)

E c’è anche un secondo vandalismo. Sempre dei vandali hanno bruciato un cartellone con una immagine del magistrato posizionato davanti i cancelli della scuola “Alcide De Gasperi”

Lo sconforto della preside Daniela Lo Verde e tante voci che si sono levate al fianco di chi ogni giorno lavora in questa struttura. 

Daniela Lo Verde, la dirigente dell’istituto comprensivo “Giovanni Falcone” (Fonte: www.msn.com)

La Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli ha già contattato la dirigente dell’istituto per esprimerle sostegno e vicinanza. “Conosco molto bene il lavoro preziosissimo che la comunità educante della “Falcone” fa ogni giorno garantendo agli studenti, in coerenza con la nostra Costituzione, la possibilità di crescere come cittadini consapevoli e liberi.

La scuola “Giovanni Falcone” al quartiere Zen di Palermo (Fonte: livesicilia.it)

Interviene anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. “Il danneggiamento della statua dedicata a Giovanni Falcone è atto gravissimo. Danneggia una scuola che svolge da anni una importante opera di sensibilizzazione e formazione sociale”. E aggiunge: “Ho disposto che le maestranze comunali si adoperino per il pronto restauro della statua e un sopralluogo sarà svolto domattina”.

Il gesto arriva a poco più di una settimana dall’anniversario della strage di via D’Amelio, dove furono assassinati dalla mafia il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scortaQuest’anno ricorre il 25esimo anniversario della morte dei due magistrati.

Un oltraggio “triste e vergognoso” lo definisce la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi: “A 25 anni dalla strage di Capaci questo scempio ci ricorda che a Palermo la mafia c’è e si sente ancora forte”. E aggiunge: “A questa esibizione di mafiosità occorre reagire e non permettere che l’indifferenza calpesti la memoria del sacrificio del giudice Falcone”.

È stato vilipendio di mafia? Questo episodio di vandalismo colpisce un baluardo di legalità in un quartiere estremamente sensibile della città.

Chi dice che è un atto contro Giovanni Falcone fa solo propaganda” afferma Francesca Pitti, un’assistente sociale che abita al quartiere Zen, attivista del Movimento 5 Stelle. “Ho frequentato la scuola qualche anno fa e di recente ho svolto un tirocinio. Istituto e insegnanti sono alla mercé dei ragazzi. Manca il confronto con i giovani. Non è facile crescere intellettivamente in queste condizioni”.

Un gesto così eclatante sembra cancellare di colpo ciò che di buono tante associazioni cercano di portare avanti per diffondere la cultura della legalità e del rispetto. “La verità è che le associazioni allo Zen non riescono a innescare il cambiamento” sostiene Francesca Pitti. “Molte operano solo per business, ricevono contributi ma sul territorio non rimane nulla”. E denuncia: “Anch’io volevo costituire un’associazione per aiutare il mio quartiere ma ho mollato: mi dissero di lasciar perdere se non avevo un referente politico”.

Se è un avvertimento mafioso sarebbe una prova di debolezza, non di forza. Se invece si trattasse del gesto di una banda di vandali sarebbe l’ulteriore conferma che bisogna ripartire dalla scuola e da un maggior controllo del territorio per prevenire questi comportamenti.

Quando si prende di mira una scuola si vuole aggredire il futuro. Quell’atto vandalico è paradossalmente un segno di debolezza. Dimostra la forza di quella memoria divenuta impegno.

Nel ricordo perenne del noto magistrato tale gesto offende e mortifica. Ma non deve scoraggiarci nel continuare a diffondere la cultura della legalità soprattutto nelle aree più degradate dove c’è maggior disagio sociale.

Patrizia Cicconi