Per la vicenda dei fondi della Lega Nord è arrivato l’epilogo di primo grado. Umberto Bossi, che l’ha fondata nel 1989, è stato condannato a 2 e 3 mesi. Il figlio Renzo a 1 anno e 6 mesi. Condannato anche l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, l’uomo dell’operazione Tanzania.
Umberto e Renzo Bossi credits: leonardo.itLe condanne in primo grado per i fondi della Lega
Iniziamo dalla fine per raccontare la storia degli scandali legati all’utilizzo indebito dei fondi della Lega Nord. Che poi fine non è: siamo al primo grado di giudizio e la giustizia italiana ne prevede tre.
Non ci sono dunque ancora certezze sulle pene che sconteranno i colpevoli e nemmeno se verranno confermati tali. Ma c’è una prima sentenza, quella del Tribunale di Milano. leri, infatti, il giudice monocratico Marialuisa Balzarotti ha condannato Umberto Bossi e il figlio Renzo per aver usato fondi del partito a fini personali. E condannato anche Francesco Belsito, a 2 anni e 6 mesi, per appropriazione indebita.
In sostanza il Tribunale ha accolto in pieno le richieste del pm Paolo Filippini, avanzate il 27 marzo scorso. Secondo la Procura, Bossi avrebbe sostenuto “i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega, secondo “un modo di agire consolidato e concordato” con Belsito.
Per alcuni episodi il reato è passato da appropriazione indebita a tentata appropriazione indebita, per altri episodi è scattata la prescrizione, per altri ancora l‘assoluzione.
Francesco Belsito ha definito la condanna “ingiusta”. Più articolata la reazione del figlio del Senatùr. Inizia con un “Me l’aspettavo. Non ho nulla da rimproverarmi. E’ solo il primo grado, andiamo avanti”.
E poi ribadisce: “la Lega non ha mai pagato le mie multe né la laurea in Albania dove non sono mai stato”. Dice anche di aver creduto nel progetto della Lega.
Dal punto di vista della Lega di oggi, e del suo attuale dsegretario, arriva il commento di Matteo Salvini:
“La condanna a Bossi? Dispiace dal punto di vista umano. Fa parte però di un’altra era politica. La Lega ha rinnovato uomini e progetti”.
Le indagini sui fondi della Lega
Si chiude, per ora, la vicenda giudiziaria che ha travolto il Carroccio nel 2012. Rivediamone le tappe e i protagonisti.
Tra il 2009 e il 2011, secondo le indagini, l’allora tesoriere della Lega si sarebbe appropriato di circa mezzo milione di euro. L’ex leader del Carroccio avrebbe speso oltre 208mila euro di fondi del partito. A Renzo Bossi sarebbero stati addebitati, invece, circa 145mila euro, con diverse voci di spesa. Nei conti dell’ex delfino di Bossi, ci sono multe, assicurazione auto, acquisto di un’auto da 48mila euro e i 77mila euro per la famosa “laurea albanese”.
Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega credits: ilGiornoQuesti i colpevoli, o presunti tali per i prossimi gradi di giudizio. Ma chi sono gli altri protagonisti?
Tutti i protagonisti
Innanzitutto c’è il militante della Lega, che con la sua denuncia, nel 2012, da origine a tutto. Quest’uomo si presenta in Procura a Milano il 23 gennaio 2012 e consegna un esposto di poche righe. Allega alcuni articoli di giornale, “in merito alla liceità dell’operazione in Tanzania e di molte altre operazioni finanziarie effettuate mediante denaro pubblico”. E mediante Francesco Belsito.
Alberto Nobili, il procuratore aggiunto di turno, gira per competenza l’esposto ad Alfredo Robledo, il magistrato che sta già svolgendo accertamenti sul Carroccio. Della gestione dei soldi della Lega, peraltro, si stanno occupando anche le Procure di Napoli (con Henry John Woodcock) e Reggio Calabria.
La macchina è partita. Il 4 aprile 2012 viene sequestrata la cartellina di Belsito “The Family” alla Camera dei Deputati. La trovano nella cassaforte in cui l’ex tesoriere tiene i documenti delle spese della famiglia Bossi. Tra cui anche quelle per la rinoplastica di Sirio Bossi o per le multe del Trota, oltre alla già citata “laurea albanese” dell’Università Kriistal di Tirana.
L’inizio delle indagini e le informazioni che iniziano a circolare portano con loro conseguenze pesanti. Dalle dimissioni irrevocabili di Bossi da segretario della Lega Nord “per il bene del movimento e per difendere la mia famiglia”. A Renzo che lascia il consiglio regionale per fare l’agricoltore.
Il 16 maggio dello stesso anno arriva l’avviso di garanzia per Umberto Bossi. I reati contestati sono quelli di truffa ai danni dello Stato e di appropriazione indebita. Insieme a lui, sono indagati i figli Renzo e Riccardo. Compaiono qui altri protagonisti, come Nadia Dagrada, ex segretaria amministrativa del partito, fondamentale “fonte”.
Le indagini vengono chiuse nel novembre 2013: si parla di truffa aggravata e appropriazione indebita sui rimborsi elettorali ottenuti dal Carroccio negli anni 2008 e 2009. Basati su rendiconti falsati “in assenza di documenti giustificativi di spesa e in presenza di spese effettuate per finalità estranee agli interessi del partito”.
Rosy Mauro credits: Yes, political!Tra gli indagati anche l’ex senatrice leghista Rosi Mauro, poi archiviata, e l’imprenditore Stefano Bonet, l’uomo degli investimenti in Tanzania.
Lega: in attesa della sentenza di luglio
Nel 2017, dunque, l’epilogo, sebbene solo di primo grado.
Restiamo in attesa di un’altra sentenza. Il processo che cerca di far luce sull’operazione Tanzania (con cui sono stati dirottati 5,7 milioni di euro verso una banca della Tanzania legata a una di Cipro) è ancora in corso. La sentenza è prevista a luglio.
Stay tuned.
Federica Macchia