Il Vite Culture festival dell’ex dogana dello scalo di San Lorenzo, venue dal sapore meccanico che dopo Coez, Zen Circus , Lucky Chops , Canova e Le Gazzelle e Cristina Donà, ospita Vasco brondi aka Le Luci Della Centrale Elettrica. L’opening act è Diodato che presenta, al pubblico alcuni dei suoi brani portando una ventata di freschezza con il suo pop rock d’autore per 60 minuti .
L’area sotto il cavalcavia della tangenziale,si riempie negli ultimi minuti , quando si spengono le luci ed ogni componente della la prende il proprio posto, precedendo l’arrivo di Vasco Brondi sul palco, tra gli scroscianti applausi per Coprifuoco. A seguire un altro brano di Terra (recensito da noi a questo link: https://metropolitanmagazine.it/2017/03/12/le-luci-della-centrale-elettrica-terra/). Segue Qui , un tripudio di percussioni che fa ballare Vasco ed il pubblico. Una piacevolissima pelle d’oca mi attraversa nel delirio generale del secondo brano che il ferrarese riesce a sussurrare come solo lui può fare.
“Roma é un corto circuito tra epoche tempi bellezze e bruttezze varie” racconta Brondi per introdurre Macbeth Nella Nebbia, tratta da Costellazioni , album del 2013
L’accento emiliano del ferrarese è piacevolmente marcato quando dialoga con il pubblico e ti affascina al tempo stesso anche mentre interpreta Quando Tornerai Dall’Estero o la trionfale La Terra L’Emilia La Luna , accompagnandosi con la sua acustica e con la band, con i quali si immerge insieme anche nelle atmosfere dolcemente rarefatte in uno dei momenti più intensi del live romano
Vasco non riesce a star fermo , trascinato dal pubblico in visibilio che canta ogni singola canzone si spostata da una parte all’altra del palco di San Lorenzo, fino al momento in cui si immola davanti le prime file e la visuale è coperta dalle migliaia di cellulari pronti ad immortalare la scena sui social.
Siede al piano raccontando che lo stava buttando ma ha pensato di usarlo solo per comporre, ricordando Alda Merini , che in povertà aveva deciso di regalarsi a un pianoforte, grazie ad una colletta fatta per lei. “Migliore acquisto non lo poteva fare” secondo il trentatreenne, sprigionando ancora note. È di una dolcezza disarmante il Brondi, che passa di nuovo all’acustica per Una Cosa Per Gli Insetti, altro momento altissimo insieme a quello dedicato a l’adorata Il Waltzer Degli Scafisti , piccola perla custodita nell’ultimo Terra, che trasporta i presenti all’ex dogana in un’atmosfera onirica , che rilascia un flusso mistico lasciato con l’esecuzione di Chakra, cantata a squarciagola da tutti poco prima di abbandonare la scena per gli encore. Al rientro sul palco, inneggiato a gran voce da tutti, Vasco ci catapulta nell’ultimo viaggio su Terra con le tracce custodite per il gran finale: il capolavoro A Forma Di Fulmine e l’amara Nel Profondo Veneto. Sono già dieci anni che Brondi con Le Luci Della Centrale Elettrica ha ridato forma e sostanza a questo genere di cantautorato. Sono due lustri nei quali il nostro ferrarese è diventato un artista maturo, che racconta storie sincere ed amare nei suoi testi, in chiave rock, sporcati dalla sua voce soave ed affascinante. La prossima data, tra tre giorni, il 19 luglio nella sua Ferrara.
Ecco il calendrio del Terra Tour:
19.07 Ferrara
20.07 Torino
26.07 Catania
28.07 Azzano Decmo (PN)
5.08 Rispescia
13.08 Budapest
19.08 Lecce
29.08 Mantova
1.09 Prato
2.09 Pescara
3.09 Treviso
7.09 Modena
8.09 Milano