In onda stasera alle 21 su Cine 34 “Totò, Peppino e… la dolce vita”, l’intramontabile Totò ritorna sul piccolo schermo con Peppino De Filippo in una delle sue performance più divertenti.
Il film del 1961 è diretto da Sergio Corbucci, ed è una esuberante parodia del film di Fellini “La dolce vita“, uscito l’anno precedente. Meravigliosa via Veneto, protagonista indiretta, che ammalia con il turbinio di luci, suoni e cliché. La costosa scenografia utilizzata precedentemente da Fellini viene in parte riutilizzata per la realizzazione della pellicola parodica di Totò.
Totò e Peppino: Antonio e Peppino Barbacane
Totò è Antonio Barbacane, parcheggiatore abusivo conosciuto da tutti, che ha lasciato il paese proprio per valorizzare le sue terre, cercando di convincere i politici a spostare il tracciato dell’autostrada. Peppino, suo cugino, di alta moralità e buon costume, consigliere comunale, parte per Roma su ordine del nonno, per verificare l’operato di Antonio. Totò interpreta con umoristica eleganza il personaggio di un provinciale che si ritrova nel paese dei balocchi, tentato da piaceri e divertimento notturno, a cui si abbandona. Intanto il cugino, che lo crede ormai un uomo importante e di spessore, viene coinvolto nelle sue peripezie, non sapendo che la condizione di Antonio era in realtà molto più umile.
Emblematica la scena della festa in cui Totò, per un malinteso, si ritrova nella giacca una bottiglia dal contenuto ambiguo. Lui crede che sia borotalco, ma quella che inizia a spruzzare per aria è cocaina, che in pochi secondi provoca una certa euforia in tutta la pista. Ma quello che è un evidente richiamo alla magica mondanità felliniana finisce per essere immediatamente interrotto dall’arrivo dei mariti delle due americane che hanno accompagnato Antonio e Peppino, ormai ubriaco, nel locale. Antonio non è ancora soddisfatto: chiude suo cugino nel bagagliaio dell’auto dell’avvocato Gugo, e si dirige con lui e la sua amante Magda verso casa sua. Anche qui, il richiamo a Fellini è evidente. Magda è estasiata alla vista della casa di Antonio, completamente allagata, tant’è che per attraversarla bisogna improvvisarsi su una zattera. Ma, anche qui, il turbinio di intensità dura poco. Magda, che danza nell’acqua piovana della casa, come Silvia aveva fatto nella fontana di Trevi, dopo poco si spegne dalla noia.
Totò, Peppino e la bugia
Nel susseguirsi di tutti questi avvenimenti, il nonno di Antonio e Peppino li sorveglia da lontano, e loro ovviamente ne sono del tutto ignari. Al mattino, Antonio, presidente della S.p.a. (Società parcheggiatori abusivi) scatena in piazza tutti i suoi colleghi, per ottenere attenzione e voce in capitolo. La manifestazione, non autorizzata, viene interrotta dalla polizia. Intanto Peppino si è svegliato, fa ritorno su via Veneto per incontrare suo cugino, che questa volta gli dirà la verità. La sua non è una vita agiata, in realtà arranca arrotondando con le mance, ma questo non lo impedisce nel godersi i piaceri della capitale. Peppino è affranto, deluso e sconfortato. Decide comunque di seguirlo all’ennesimo festino, dove prenderanno parte ad una seduta spiritica e subiranno lo scherzo dell’élite romana.
A questo punto entra in scena il nonno, che canzonerà a dovere i due nipoti, accusandoli di aver dimenticato il paese e il motivo della loro presenza a Roma. Li rispedisce al paese, tra le pecore, e tramite una lettera comunica loro di essere lui adesso ad occuparsi della questione irrisolta. Ma anche lui, inevitabilmente, si lascerà trasportare dalla dolce vita.
Il fascino de La dolce vita
La parodia umoristica è sicuramente una delle più riuscite della storia del cinema. Il focus non è un attacco diretto al film di Fellini, quanto più alla critica di Fellini, che in quegli anni non si risparmiò. Il pubblico rimase scioccato dal ritratto della capitale, e Totò riesce con magistrale bravura a strappare un sorriso proprio ironizzando sull’ipocrisia dilagante degli anni. Iconica la scena finale che ritrae il nonno, corrotto anche lui da quel fascino mondano romano che nessuno risparmia.
Simbolo di Roma nel mondo, La dolce vita è diventato ormai un must nella cultura mondiale. Apprezzato ovunque nel mondo, questa pietra miliare figlia di Fellini deve sicuramente qualcosa anche a Totò, Peppino e la loro fantastica parodia.
Maddalena Barnabà
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