Il governo di Israele ha deciso di rimuovere i metal detector dall’ingresso della Spianata delle Moschee. Un gesto di distensione che però non allenta la tensione in città.
Al loro posto si è deciso di installare un sistema di telecamere di sorveglianza avanzate, dotate di tecnologia per il riconoscimento dei volti. I fedeli musulmani non sono ancora tornati a pregare nel luogo sacro, raccogliendo l’invito dei propri leader religiosi ad attendere la fine dei lavori di rimozione dei metal detector.
Rimane comunque una situazione molto tesa, pronta ad incendiarsi al minimo segnale di provocazione. Tanto Israele quanto la Giordania (custode fin dal 1924 della Spianata delle Moschee) hanno comunque raggiunto un’intesa, anche riguardo l’incidente di ieri che ha coinvolto l’ambasciata israeliana ad Amman.
Quest’ultimo episodio rimane ancora dai contorni poco chiari: secondo il Guardian un agente di sicurezza israeliano è stato accoltellato con un cacciavite da un ragazzo venuto a montare dei mobili nuovi nella sede. Il ragazzo è stato poi ucciso dalla guardia a colpi d’arma da fuoco, mentre nella sparatoria è rimasto ucciso anche il proprietario dell’immobile.Per prevenire una nuova potenziale crisi, si è mossa sia la Casa Bianca (inviando il proprio mediatore per il Medio Oriente Jason Greenblatt), sia l’ONU (riunendo il Consiglio di Sicurezza in collegamento con la Lega Araba).
L’incidente è stato al centro di una telefonata tra Benyamin Netanyahu e il re Abdallah di Giordania ieri sera, della durata di circa mezzora. Secondo quanto riportato dalla rete televisiva Canale 10, nella telefonata sarebbe stato concordato uno scambio: la rimozione dei metal detector dalla Spianata delle Moschee in cambio del rientro dell’agente di sicurezza israeliano (da ieri all’interno dell’ambasciata d’Israele ad Amman, in quanto gli israeliani si sarebbero rifiutati di consegnarlo alle autorità giordane poiché coperto da immunità diplomatica).
Dalla Giordania non giungono né smentite né conferme riguardo la ricostruzione della telefonata fatta da Canale 10, mentre dall’ufficio di Netanyahu ci si limita a dire che i contatti tra Israele e Giordania si sono svolti in un clima di cooperazione, pur smentendo che il rimpatrio dell’agente sia da collegare alla rimozione dei metal detector.
Tuttavia, la situazione rimane ancora incandescente: non è difficile ipotizzare che un nuovo attacco come quello del 14 luglio (in cui vennero uccisi due poliziotti israeliani a coltellate), che spinse Israele ad installare i metal detector agli ingressi della Spianata possa nuovamente ripetersi, data anche l’ostilità dei fedeli musulmani alle misure di sicurezza alternative proposte. Per adesso la situazione è tornata alla calma, ma fino a quando reggerà?
Lorenzo Spizzirri