“Una data storica” quella del 26 luglio 2017: 348 voti a favore, 17 contrari e 28 astenuti che consentono alla Lege Richetti di andare ora al Senato dove, se approvata, eliminerà definitivamente il privilegio del vitalizio
E’ sempre più vicino il momento in cui verrà abolito per sempre l’indegno vitalizio. Ieri la Camera dei Deputati ha votato quasi all’unanimità a favore del ddl Richetti (Pd), portando a casa (per ora a metà) un risultato importante per l’immagine della politica italiana.
La legge prevede l‘abolizione totale del vitalizio, con effetto retroattivo, colpendo così anche gli ex parlamentari, in quanto “si applicherà ai trattamenti previdenziali in essere, compresi i vitalizi attualmente percepiti che vengono definitivamente aboliti“; del resto gli attuali non godono del privilegio del vitalizio, in quanto già aboliti nel 2012 per le legislazioni a venire. La legge Richetti, invece, colpisce anche gli illustri politici che si erano salvati (coloro che avevano terminato il mandato prima del 2012 continuano ancora a percepire il vitalizio), imponendo il ricalcolo di quanto gli spetta con il sistema previdenziale contributivo.
Non più, quindi, un privilegio, ma il corrispettivo dei contributi versati.
Altra novità è l’aumento dell’anzianità raggiunta per poter beneficiare del “nuovo vitalizio” (che sarebbe più simile ad una pensione): anche i politici dovranno aspettare oltre i 65 anni di età, in conformità con quanto stabilito dalla “Legge Fornero” per i cittadini comuni. Inoltre, per maturare il vitalizio, il parlamentare dovrà aver esercitato il proprio ruolo per almeno 5 anni, questo per scongiurare, come purtroppo invece è successo, casi in cui politici che hanno seduto in Parlamento poco o niente possano beneficiare del vitalizio.
Se il beneficiario svolgerà un altro incarico istituzionale per il quale la Costituzione prevede l’incompatibilità, il vitalizio verrà sospeso.
“Sono soddisfatto, il voto è stato quasi all’unanimità, significa che il lavoro effettuato ha prodotto un consenso molto importante” – commenta Matteo Richetti, padre della riforma, dopo aver ottenuto ben 348 voti a favore, 17 contrari e 28 astenuti.
Non è però andato tutto liscio, in quanto diversi malumori si sono scatenati tra i parlamentari, soprattutto tra pentastellati e dem, impegnati nell’inutile lotta tesa al riconoscimento del merito per l’approvazione della legge. “Oggi è una data storica, c’è voluta quasi un’intera legislatura per abolire i vitalizi, quattro anni e quattro mesi, per giungere dove siamo oggi. E’ una nostra vittoria. E’ scacco matto. Non avete neppure la possibilità di lamentarvi, dovete pure far finta che gli piaccia! Perchè lo sappiamo tutti che dentro al PD il vitalizio se lo vogliono tenere stretto. E oggi lo sentiamo il loro fiatone, il loro affanno nel rincorrerci su un tema che non gli appartiene, che non è nel loro Dna!” – afferma il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
Diverse sono state anche le critiche, tra cui quella di incostituzionalità, sollevate da diversi giuristi e in maniera compatta da Forza Italia (il resto della destra, Fratelli D’Italia e Lega hanno invece votato a favore della legge) che per questo non ha partecipato alla votazione. “Forza Italia nel 2011 e 2012 è stato il primo partito, al governo, che ha riportato al contributivo i vitalizi. Noi siamo il partito, l’unico, che ha combattuto il sistema retributivo. Non siamo affatto passibili di sospetti quando invochiamo le garanzie della Costituzione» sostiene Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia – La retroattività è una barbarie e l’abbiamo pagata sulla nostra pelle con un’applicazione retroattiva indegna e ingiusta nei confronti del nostro Presidente. È evidente quello che accadrà: ciò che oggi verrà applicato ai parlamentari domani si applicherà con uno schiocco di dita ai pensionati. Insomma, siamo in presenza di un provvedimento pericoloso e barbaro sul piano costituzionale“.
Parte del rischio prospettato da Forza Italia, ossia che lo stesso trattamento verrà poi esteso alle pensioni dei cittadini, viene meno con uno specifico emendamento che prevede che il ricalcolo con il sistema contributivo non potrà “in nessun caso essere applicato alle pensioni in essere e future dei lavoratori dipendenti ed autonomi“
Hanno invece votato a favore della Legge Richetti le deputate Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini, non adeguandosi a quanto deciso dal partito di appartenenza.
Ma chi sono alcuni dei politici che verranno toccati dal provvedimento, in caso diventasse legge?
Tra gli illustri c’è Nicola Mancino, ex presidente del Senato e vicepresidente del Csm; Clemente Mastella, attuale Sindaco di Benevento; Massimo D’Alema e Walter Veltroni, nonchè Gianfranco Fini.
Insieme a loro tanti altri che, se il disegno di leggere verrà approvato anche al Senato, vedranno ridursi di molto gli assegni direttamente elargiti dal Parlamento, ricevendoli inoltre a condizioni differenti.
Tutto è ora nelle mani e nella coscienza dei senatori che non è detto saranno così compatti come i parlamentari, vista la possibilità che vengano proposti nuovi emendamenti in grado di rompere equilibri e accordi.
Lorenzo Maria Lucarelli