Mikhaël Hers, dopo il successo di “Amanda” (2018), ha presentato il suo nuovo film “Les passagers de la nuit” (Passeggeri della notte, ndr), in concorso al 72° Festival di Berlino, in arrivo nelle nostre sale il 13 Aprile. Il regista francese si è distinto per lo stile raffinato dei suoi melò. Il film si apre con l’ombra della diciottenne girovaga Talulah (Noeé Abita) riflessa nella carta labirintica della metro parigina, il luogo di passaggio per eccellenza. È la notte tra il 10 e l’11 Maggio 1881, le strade di Parigi sono in festa per l’imminente elezione del nuovo presidente François Mitterand.
Dalla grande finestra del suo appartamento l’insonne Elisabeth (Charlotte Gainsbourg) osserva i palazzi illuminati mentre ascolta “Passeggeri della notte” il suo programma radiofonico notturno preferito condotto da Vanda Dornal, sua futura datrice di lavoro. I destini della girovaga e dell’insonne sono destinati a incontrarsi proprio tra le pareti insonorizzate degli studi della trasmissione che da il titolo al film.
Entrambe alla ricerca di ascolto. Elisabeth è stata abbandonata dal marito con i due figli adolescenti Matthias (Quito Rayon Richter) e Judith (Megan Northam). Talulah è in cerca di un luogo sicuro dopo il suo lungo girare a vuoto. Come un piccolo uccellino la giovane viene accolta da Elisabeth e diventerà parte del suo piccolo mondo familiare.
I passeggeri della notte nella Parigi anni ’80
Nonostante la centralità della notte, il film è pervaso da una calda luce autunnale, la stessa che entra dalle finestre e rende radiosa Charlotte Gainsbourg nei panni della protagonista. La fotografia di Sébastien Buchmannche restituisce la nuance retrò dell’epoca, a cui hanno contribuito le riprese con una camera d’epoca intrecciate con spezzoni di girato autentico della Parigi anni ’80.
Il montaggio ripropone questi frammenti di girato smistandoli lungo la narrazione ma con piccole varianti (Strade di notte, palazzi illuminati, la Torre Eiffel avvolta dalla nebbia all’alba, un giornalaio che apre la sua edicola), rendendo formalmente l’idea del passaggio silenzioso del tempo, che ci cambia senza che noi ce ne rendiamo conto.
Le locandine dei “Gremlins” di Jo Dante o di “Paris, Texas” di Wim Wenders al cinema, l’architettura anni ’70 del quartiere parigino di Beaugrenelle, i look dei protagonisti, i dischi e la musica nei locali rendono “Les Passegers de la nuit” un film d’epoca. Un suo grande pregio è quello di riuscire a non scadere nella rievocazione nostalgica degli anni ’80. Tendenza fin troppo diffusa nel cinema contemporaneo. Nel sonoro predomina una melodia conciliante non dissimile da quelle usate come sottofondo alle voci dei radiofonici della notte.
Passeggeri della notte, passeggeri della vita
Matthias con il suo desiderio di diventare scrittore e l’amore travolgente per Talulah, Judith e la sua passione politica, Elisabeth che ascolta “Et si tu n’exist pas” di Jo Dossin ogni volta che sforna il creme caramel e trasuda vitalità in ogni piccolo gesto, Talulah a cui piace rifugiarsi in un cinema quando fuori fa troppo freddo e si identifica con il personaggio di Louise in “Le notti della luna piena” di Eric Rohmer di cui ci viene mostrato un piccolo segmento con un giovane Fabrice Luchini, sono personaggi vicini a noi, ognuno ombra passeggera nella vita dell’altro.
Al cinema ci dimentichiamo, dice Talulah in una delle battute più belle del film ed è quello che accade vedendo questa pellicola dolce e avvolgente, ci fa dimenticare la Parigi in fiamme di oggi e la vita frenetica fuori dalla sala, dove facciamo sempre meno caso ai passeggeri che ci sfiorano. Anche Cormac McCarthy nel suo ultimo libro che guarda caso si intitola “Il passeggero”, scrive: E cosa siamo noi? Dieci percento biologia e novanta percento mormorio notturno.
Eleonora Ceccarelli
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