Respinta dalla Suprema Corte di Cassazione l’istanza presentata da Vittorio  Emanuele di Savoia per ottenere il diritto all’oblio sulla vicenda Hamer.

Il fatto che i giudici francesi abbiano assolto Vittorio Emanuele di Savoia non nega che questi abbia avuto delle responsabilità ben precise nel tragico evento, responsabilità confessate dallo stesso Savoia che ora invoca il diritto all’oblio.

Ripercorriamo brevemente la vicenda: nella notte tra il 17 e il 18 agosto 1978 vi sono alcune barche ancorate nei pressi dell’isola di Cavallo, nel tratto di mare tra la Sardegna e la Corsica noto come Bocche di Bonifacio. Una è lo yacht di Vittorio Emanuele, un altra è la barca di Dirk hamer e dei suoi amici, un’altra invece è quella del chirurgo romano NIki Pende (ex marito dell’attrice Stefania Sandrelli). 

Qualcuno della barca di Pende decide di “prendere in prestito” il gommone dello yacht di Vittorio Emanuele per fare la spola tra la barca e la terraferma (sull’isola è vietato l’attracco). Vittorio Emanuele, accortosi di quanto stava avvenendo, decide di prendere la sua carabina e sale a bordo della barca di Pende. 

Nasce una colluttazione, durante la quale partono due colpi dalla carabina. Uno di questi colpisce la terza barca, ferendo gravemente il giovane Hamer ad una gamba. Il ragazzo viene trasportato all’ ospedale di Ajaccio e poi a Marsiglia. Il giovane, che versa in condizioni sempre piu’ gravi, e’ trasferito infine in una clinica di Heidelberg in Germania dove muore l’8 dicembre 1978. 

Vittorio Emanuele si dichiarò sempre innocente riguardo le accuse di omicidio, arrivando persino a negare che il prioiettile fatale fosse partito dalla sua carabina. Purtroppo per lui, mentre era in carcere per un’altra inchiesta di corruzione e associazione a delinquere legata alle concessioni delle slot machines, gli scappò di bocca la verità e questa venne registrata dai magistrati che lo tenevano sotto controllo.

“Il processo – dice il principe al telefono – anche se io avevo torto… devo dire che li ho fregati… eccezionale, venti testimoni e si sono affacciate tante di quelle personalità pubbliche. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga”. 

Praticamente, l’aspirante re, nell’intercettazione “rese una confessione, dopo aver mostrato di conoscere esattamente la dinamica” della vicenda, concludono i giudici della Cassazione. Inoltre,  aggiungono, il diritto all’oblio chiesto “si deve confrontare col diritto della collettività ad essere informata ed aggiornata sui fatti da cui dipende la formazione dei propri convincimenti, anche quando ne derivi discredito alla persona titolare di quel diritto, sicchè non può dolersi Savoia della riesumazione di un fatto certamente idoneo alla formazione della pubblica opinione, tanto più che egli è figlio dell’ultimo re d’Italia e, secondo il suo dire, erede al trono”.

La triste vicenda del giovane Hamer ha messo bene in mostra chi fosse il personaggio che (per nostra fortuna) non si è trovato alla guida della Nazione. Ora, la negazione del diritto all’oblio su questa vicenda permetterà di ricordarcelo ogni volta. 

Lorenzo Spizzirri