La mattina del 6 agosto 1945 la città di Hiroshima venne spazzata via dalla bomba atomica. Quel giorno, l’uomo prese coscienza della sua capacità distruttiva, e niente sarebbe più stato come prima.
Sei agosto 1945, ore 8:14 del mattino. La città di Hiroshima, con i suoi 250.000 abitanti, si estende dinnanzi ai vostri occhi. Una miriade di case, capannoni industriali, depositi militari, granai, scuole, ospedali brulicanti di persone, civili e militari, persone libere e schiavi, uomini, donne, anziani e bambini. Un aereo americano, un bombardiere modello B-29, sorvola la città.
Ore 8:16 del mattino. Un fischio, un bagliore, un boato. Hiroshima non esiste più. La nuova arma sviluppata dagli americani, la bomba atomica, ha dato prova della sua letale capacità di distruzione.
La bomba, un’arma di nuova concezione mai vista in precedenza, era stata inventata dal gruppo di fisici guidati da Robert Oppenheimer e testata a Los Alamos, nel deserto degli Stati Uniti. Quando il test riuscì, fu chiaro a tutti i presenti che il modo di fare la guerra era ormai cambiato per sempre. L’uomo era riuscito ad inventare un arma in grado di provocarne l’estinzione totale dalla faccia della terra. Lo stesso Oppenheimer, commentando i risultati del test, disse: «Sapevamo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Alcuni risero, altri piansero, i più rimasero in silenzio. Mi ricordai del verso delle scritture Indù, il Baghavad-Gita. Vishnu tenta di convincere il Principe che dovrebbe compiere il suo dovere e per impressionarlo assume la sua forma dalle molteplici braccia e dice, “Adesso sono diventato Morte, il distruttore dei mondi”. Suppongo lo pensammo tutti, in un modo o nell’altro».
La bomba, chiamata little boy, esplose ad un’altezza di 580 metri sopra la città, esattamente sopra il centro perfetto di Hiroshima (l’isola sul fiume Ōta). Il detonatore mise in moto la fissione nucleare dei 60 chili di uranio della bomba. Alle 8:16 e due secondi la temperatura dell’aria in città raggiunse i 60 mln di gradi. Sessanta milioni di gradi celsius. L’onda d’urto della detonazione spinse l’aria infuocata in un raggio di 800 metri dal punto dell’esplosione alla velocità di 3.000 metri al secondo, sollevando nel cielo una nuvola a forma di fungo.
Di Hiroshima non rimase quasi niente. Gli edifici, tolti due palazzi del centro (la camera di commercio – la famosa A-Bomb Dome – e la banca di Hiroshima, in pietra e cemento) erano stati disintegrati e trasformati in un cumulo di cenere insieme agli abitanti. Si calcola che quel giorno morirono sul colpo 80.000 persone, mentre altre 120.000 morirono nel corso del 1945 per le ferite riportate o per l’esposizione alle radiazioni. I giapponesi, all’inizio, non capirono cosa fosse successo alla città. Come aveva potuto un solo aereo provocare una simile distruzione?
I primi scienziati giapponesi che giunsero qualche settimana dopo l’esplosione notarono che il lampo della bomba aveva mangiato il colore del cemento. In certi punti, la bomba aveva lasciato segni corrispondenti alle ombre degli oggetti illuminati dal suo bagliore. Per esempio, gli esperti avevano trovato un’ombra permanente proiettata dalla torre della Camera di commercio sul tetto del palazzo. Si trovarono anche i contorni di corpi umani sui muri, come i negativi di rullini fotografici. Al centro dell’esplosione, sul ponte che si trova vicino al Museo delle scienze, un uomo e il suo carretto erano stati immortalati in un’ombra così precisa da indicare che nel momento in cui l’esplosione aveva letteralmente disintegrato entrambi, l’uomo stava per frustare il cavallo.
La spiegazione ufficiale data dagli americani per Hiroshima fu quella del “male necessario”, per evitare che il prolungamento della guerra causasse un eccessivo costo di vite umane. Gar Alperovitz, in “Atomic Diplomacy: Hiroshima and Potsdam” fornisce un’interpretazione differente (che però completerebbe quella ufficiale), ovvero che la bomba, mostrando tutta la potenza bellica raggiunta dagli Stati Uniti, avrebbe fermato l’espansione sovietica nel Pacifico. L’URSS, sconfitta la Germania, avrebbe dichiarato di lì a pochi giorni guerra al Giappone, costringendolo sicuramente alla resa.
Oltre a chiudere la guerra in tre giorni, con la bomba Truman ottenne anche l’effetto di tenere fuori Stalin dall’Estremo Oriente, al modico prezzo di 300.000 civili uccisi tra Hiroshima e Nagasaki.
Un vero affare.
Lorenzo Spizzirri